Il telescopio per la ricerca scientifica

Strumenti, tecnologia e attività dell'Osservatorio Schiaparelli di Campo dei Fiori. Un reportage alla scoperta dell'attività astronomica in un Osservatorio amatoriale italiano di primordine.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Il telescopio per la ricerca scientifica

Dalla foresteria dell'Osservatorio si accede direttamente alla cupola "Adele e Sai Vita". Il telescopio che ospita, che al momento è il più grande dell'Osservatorio, è destinato solo al monitoraggio degli asteroidi e alla spettroscopia. Si può usare anche per le comete deboli e più piccole, perché per quelle più grandi servono invece telescopi ad ampio campo, come quello della cupola più piccola.

Il Newton-Cassegrain è nella cupola dall'84, prima c'era il telescopio originario dell'associazione, un prestigioso Merz da 20 centimetri del 1902, a lenti e non a specchi come quello più moderno, che è stato lasciato montato sopra al telescopio primario: potete vederlo in alcune delle foto che abbiamo scattato.  Un telescopio gemello, stessa ditta e quasi stesso diametro (22 centimetri), è quello che c'è all'osservatorio di Brera a Milano e che usava Schiaparelli per fare le sue osservazioni di Marte. Da notare che proprio all'astronomo Giovanni Schiaparelli è stato titolato il rover della missione ExoMars in virtù del suo lavoro di mappatura delle caratteristiche della superficie del Pianeta Rosso nel XIX secolo.

L'attuale telescopio occupa praticamente tutta la cupola, ha installato accanto un carrello elevatore per qualsiasi tipo di intervento sia necessario in altezza, e volendo si può muovere anche a mano: pesa 700 chili, ma è bilanciato con dei contrappesi quindi anche un solo uomo può direzionarlo con relativa facilità. Più avanti vi spiegheremo perché non si sposta mai a mano.

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Da questo telescopio non si fanno osservazioni dirette "guardando dentro" a occhio nudo. All'estremità più alta è montata una fotocamera digitale pronta a catturare le immagini dallo Spazio. La luce entra dall'apertura, viene riflessa dallo specchio primario all'estremità opposta, quindi grazie a uno specchietto secondario viene rimandata verso la fotocamera, che scatta l'immagine.