Illuminazione pubblica italiana: spendiamo il doppio rispetto alla media UE

L'ultimo studio realizzato dall'Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica di Milano conferma gli sprechi nell'illuminazione pubblica italiana.

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a cura di Dario D'Elia

L'illuminazione pubblica italiana costa praticamente il doppio rispetto alla media degli altri Paesi europei, secondo l'ultimo studio realizzato dall'Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica di Milano. Il direttore Carlo Cottarelli oggi conferma sulle pagine di Affari&Finanza che la mancanza di impianti moderni, quindi a LED, l'orientamento sbagliato di molti lampioni e la troppa illuminazione di zone non frequentate sono le principali responsabili degli sprechi.

La stima di spesa annuale è di poco meno di 2 miliardi di euro, che considerando una popolazione di circa 61 milioni di abitanti vuol dire circa 31,8 euro a cittadino. Il paese più virtuoso, la Germania, non spende più di 469 milioni di euro e quindi è a quota 5,7 euro a cittadino. La media europea è di 15 euro a cittadino e dalle stime i paesi che si comportano meglio sono quelli del Mitteleuropa e dell'Est.

Per quanto riguarda l'efficienza luminosa le migliori province italiane sono quelle di Napoli, Bolzano, Genova, Palermo e Milano. Agli ultimi posti: Parma, Fermo, Ragusa, Teramo e Mantova. Purtroppo il confronto con le altre realtà europee è negativo: nel primo 40% della classifica non sono presenti città italiane e Napoli si posiziona solo al 567° posto.

"Il governo di Berlino ha decisamente attaccato il problema riuscendo a ridurre in modo significativo la spesa", ha commentato Cottarelli. "In Italia abbiamo impianti non moderni che oltre a essere sempre accesi sono anche strutturalmente troppo energivori e per di più 'orientati male". La dispersione luminosa verso l'alto contribuisce anche all'inquinamento luminoso e su questo fronte Portogallo, Spagna e Italia si distinguono negativamente.

Un altro dettaglio che fa riflettere è legato al rapporto tra flusso di luce sprecato e PIL. Dai calcoli risulta che i paesi più ricchi sono anche i più parsimoniosi e attenti.