Impressioni dopo 3 giorni di scatti

Recensione - Test della nuova Leica M, che è anche un'occasione per approfondire il mondo Leica e la fotografia a telemetro.

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a cura di Tom's Hardware

Impressioni dopo 3 giorni di scatti

Per quanto detto finora, è più che evidente che gli utenti Leica si troveranno a proprio agio con la nuova M. La buona notizia, leggermente meno scontata, è che anche chi non ne ha mai vista una si troverà subito a suo agio con il corpo macchina. Comandi puliti e disposti razionalmente consentono un accesso immediato a tutto ciò che si desidera.

La messa a fuoco tramite display posteriore e funzione focus peak è efficace e ben implementata, anche grazia all'opzionale funzione di auto-ingrandimento che si attiva ogni volta che si ruota la ghiera di messa a fuoco.

Possiamo muovere solo due critiche al corpo macchina. La prima riguarda il pulsante superiore per la ripresa video, che avremmo preferito fosse personalizzabile. In fondo, non tutti girano video, e chi non lo fa è giusto che possa assegnare a quel pulsante a un'altra funzione, magari la compensazione esposimetrica in modo da separare questa funzione da quella di ingrandimento per la messa a fuoco. Speriamo che questa modifica possa essere introdotta con una futura versione del firmware.

Leica M, 35mm f/1.4 @ f/4, 1/30sec, 2500 ISO.

Il secondo appunto è il menu a scorrimento verticale con pagina unica anziché multipagina, che risulterebbe più rapido. Quest'ultimo è comunque un dettaglio di poco conto. Il menu stesso è ovviamente essenziale - potrebbe essere altrimenti ?!? - ma offre regolazioni per contrasto, nitidezza saturazione, e persino una modalità Simulazione film con tre opzioni tra cui bianco/nero. Quello che più serve, quindi, c'è.

Veniamo ora alla questione LiveView. I puristi certo si scandalizzeranno, ma per quanto ci riguarda, anche usando il telemetro per una messa a fuoco ultra-precisa quando il soggetto è abbastanza lento da consentirlo, il display posteriore è la soluzione migliore per la composizione dell'immagine. Per questo siamo lieti che Leica abbia fatto il grande passo e consideriamo la M typ 240 come la prima vera M "davvero" digitale. Detto questo, la composizione tramite display posteriore non è sempre la cosa migliore e probabilmente si vorrà acquistare, a un certo punto, il mirino elettronico opzionale EVF 2 (400 euro).

Leica M, 50mm f/1.4 @ f/6.8, 1/125sec, 3200 ISO.

La mancanza di funzione autofocus, inutile negarlo, è un problema. L'approccio Leica si comprende e si può persino arrivare ad amare, ma in diverse situazioni rappresenta un limite evidente - e non parliamo solo di fotografia sportiva, che per mille ragioni non è nelle corde di una fotocamera a telemetro - ma anche di street photography.  

Questo concetto si allaccia direttamente a quello, successivo, riguardante le prestazioni. Sapevamo a priori che la M non è una fotocamera per utilizzo sportivo, ma le sue prestazioni sono state, ciò non di meno, una delusione. Passi per i soli 3 fps sostenuti per una raffica molto breve di soli 8 fotogrammi; per il reportage o il ritratto bastano e avanzano.  

Più sostanziale, invece, il tempo necessario alla fotocamera per scrivere i 30 MB del DNG non compresso o i quasi 50 del non compresso: parliamo di quasi 2 secondi, che si traducono in 2 secondi di pausa forzata tra uno scatto e il successivo quando si scatta in RAW+JPEG, e questo sì impatta sul modo d'uso. Anche per un ritratto, si desidera qualcosa in più.

Gli utenti Leica compreranno la M typ 240, ciò nonostante? Certamente, e a buona ragione dato che è una fotocamera per molti aspetti eccezionale, ma tanta incondizionata fedeltà meriterebbe un adeguamento delle prestazioni agli standard attuali della concorrenza.