Impressioni d'uso (Canon)

Abbiamo messo a confronto la migliore compatta oggi disponibile sul mercato con la migliore bridge. Due mondi diversi con un unico fine: quello di offrire una valida alternativa alle reflex o alle mirrorless APS-C quando la portabilità e la praticità d'uso sono prioritarie rispetto alla possibilità di cambiare obiettivo.

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a cura di Tom's Hardware

Impressioni d'uso (Canon)

La G1 X Mark II ha il vantaggio di essere una macchina compatta e facilmente trasportabile con una piccola borsa dedicata. La disposizione ben studiata dei comandi la rende pronta all'uso e quindi se non volete perdervi l'attimo fuggente, lasciatela tranquillamente su AUTO ed affidatevi all'efficace sistema di riconoscimento scene (sono ben 58 per le still picture e 21 per i movie) e all'affidabile sistema esposimetrico per scatti senza sorprese.

Benché dotata di ampie possibilità di regolazione manuale, ha molte funzioni pensate per il fotografo alle prime armi. Intuitiva e abbastanza reattiva, è pensata più per un utilizzo da reportage che per la fotografia sportiva o comunque di soggetti in movimento. Manca infatti, stranamente, la scena SPORT, presente invece su altri modelli Canon. Questo significa che se vi trovate inaspettatamente davanti ad una scena di bambini che corrono o animali in movimento e volete immortalarla, difficilmente la camera potrà assecondarvi perché non è sufficientemente veloce.

Eccellente per la street photography, la G1 X Mark II ha il vantaggio del display touch per la messa a fuoco e lo scatto al tocco, come per navigare rapidamente nei menu.

Chi proviene dal mondo reflex, come il sottoscritto, ed è abituato a scattare con la macchina appiccicata all'occhio, troverà un po' frustrante l'utilizzo tipo smarphone. Per varie ragioni.

Innanzitutto, sotto la luce diretta del sole o in controluce il display è praticamente invisibile e bisogna andare a tentativi. In secondo luogo, la visualizzazione del display da brevi distanze potrebbe essere problematica per chi soffre d'ipermetropia. Da ultimo, inquadrare con una macchina a sbalzo può essere alla lunga penalizzante per il confort.

Per questo viene in aiuto l'eccellente mirino elettronico, un accessorio che consigliamo vivamente. Piccolo e leggero, s'innesta con facilità sulla slitta hot shoe e assicura una visione ad alta risoluzione da circa 2.360.000 punti con rapporto di visualizzazione 4:3 e il 100% di copertura. Angolabile e privo di effetto scia, offre una visione molto chiara e confortevole anche in condizioni di scarsa illuminazione, non solo per inquadrare i soggetti ma anche per rivedere le foto appena scattate.

L'idea della doppia ghiera programmabile alla base dell'obiettivo è senz'altro vincente. Verrebbe spontaneo impostare una delle due per variare la lunghezza focale dell'obiettivo, tuttavia non si capisce perché Canon abbia optato – volutamente - per uno zoom a step e non continuo. I passi ricalcano le più comuni focali degli obiettivi fissi (24, 28, 35, 50 mm ecc.), ma non essendoci posizioni intermedie non sempre si riesce a gestire l'inquadratura nel modo voluto. Non resta che utilizzare la classica levetta coassiale al pulsante di scatto, che però non consente di fermare il movimento dello zoom esattamente alla focale voluta, come del resto capita sulla famiglia delle Powershot G16, G15 ecc..

Per la condivisione delle immagini e i backup, la G1X Mark II è dotata di Wi-Fi e Image Sync; ovviamente è possibile connetterla a smartphone o tablet per riprese in remoto.

Parlando di qualità dell'immagine, questa fotocamera non delude le aspettative e i limiti del sensore – dinamica alle alte luci e rumore nelle zone d'ombra - non inficiano più di tanto il risultato finale, perlomeno se si visualizzano le immagini a schermo intero. Le stesse sono nitide ma soprattutto ben contrastate, non sembrano scattate con uno zoom ma con un obiettivo a focale fissa grazie anche alla pressoché totale assenza di fenomeni visibili di aberrazione cromatica. La resa cromatica è potente, come da tradizione Canon, e grazie al booken simile a quello di una reflex APS-C – merito anche del diaframma a 9 lamelle - le immagini appaiono plastiche, a certe focali (medio-tele) quasi tridimensionali. Basta avere l'accortezza di disattivare lo zoom digitale. Peccato non sia possibile scegliere il tempo di otturazione minimo nelle impostazioni automatiche della sensibilità, perché sarebbe stato comodo poter scattare in Av con tempi più bassi senza alzare inutilmente la sensibilità.

Il flash di pop up ha un raggio d'azione che va da 50 cm a 6,8 m in wide e da 50 cm a 3,5 m in tele. Quando inserito, lo shutter lag si alza notevolmente. L'esposizione risulta corretta anche con il flash, ma il bilanciamento del bianco automatico vira verso i toni caldi.

Da ultimo, un aspetto migliorabile è senz'altro la durata della batteria. Date le caratteristiche e la potenza della macchina, il consumo di energia non è trascurabile e la batteria gli ioni di litio NB-12L da 1910 mAh non riesce nella pratica a garantire più di 150 scatti e 4 filmati della durata di qualche minuto, malgrado le specifiche la diano per 240 scatti. Indispensabile l'acquisto di una di riserva per evitare di trovarsi "a secco" improvvisamente.