In Islanda il primo impianto a emissioni di CO2 "negative"

In Islanda è stato avviato il primo impianto geotermico di produzione dell'energia che immette nell'aria meno CO2 di quanta ne recuperi, grazie allo speciale modulo di Climateworks.

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a cura di Alessandro Crea

Il riscaldamento globale è ormai sotto gli occhi di tutti noi anche nella vita di tutti i giorni. Per questo i governi, i ricercatori e le aziende dovranno nei prossimi anni pensare a come diminuire le emissioni di Co2. Climateworks ad esempio ha messo a punto un modulo speciale, in grado di recuperare l'anidride carbonica dall'aria. In Islanda è stato inserito in un impianto di produzione energetica di tipo geotermico, in grado di recuperare dall'atmosfera più CO2 di quanta ne immetta. È il primo non a emissioni zero, ma addirittura negative.

Come funziona? In pratica il DAC (Direct Air Capture) aspira l'aria circostante e trattiene l'anidride carbonica tramite un filtro speciale.

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Quando quest'ultimo è saturo di anidride carbonica viene riscaldato tramite gli scarichi della centrale geotermica. In questo modo la CO2 si stacca dal filtro e viene mescolata con acqua. Il composto ottenuto infine viene "iniettato" sotto terra a oltre 700 metri di profondità. Qui infatti si trova uno strato di roccia basaltica che reagirà col composto di acqua e CO2 formando dei minerali. Una soluzione di storage sicura, permanente e soprattutto irreversibile.

L'esperimento rientra nel progetto CarbFix2, che ha ricevuto i fondi dell'Unione europea nell'ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020. Il sistema messo a punto da Climateworks è in grado di "ritirare" dall'aria 50 tonnellate di CO2 ogni anno, una quantità ovviamente ancora insufficiente ma che rappresenta comunque un primo significativo passo in avanti.

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Sali di carbonato affioranti su una roccia basaltica

I costi di tali tecnologie sono ancora elevati ma è anche vero che stanno scendendo in maniera assai rapida, consentendo per la prima volta un'applicazione nel mondo reale. Non è difficile immaginare, da qui a qualche altro anno, l'impiego di questi filtri su scala industriale, soprattutto in paesi come la Cina, che potrebbero trarre benefici soprattutto nell'immediato, abbattendo i livelli di CO2 presenti nell'aria.


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