Generazione Proteus (1977)

Il cinema di fantascienza ha sfruttato spesso il concetto di Intelligenza Artificiale, generalmente rappresentandola in un modo antropomorfizzato. Una scelta che spesso si è rivelata spettacolare ma che ha anche creato nel pubblico un'idea distorta. Vediamo come il cinema ha trattato questo tema.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

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Al centro di Generazione Proteus c'è un supercomputer costruito con filamenti di RNA invece che circuiti di silicio - all'epoca il calcolo quantistico non era certo noto al grande pubblico. È una AI che nasce dalla materia biologica quindi, che si evolve e guadagna una propria consapevolezza. Gli umani ne sono spaventati e cercando di spegnerlo, o forse il termine sarebbe "ucciderlo". Il film narra di come Proteus cerchi di salvarsi; funziona, mantenendo una costante tensione che non si risolve fino all'efficacissima inquadratura finale.

Cosa è credibile: nel film si immagina un futuro dove le case sono altamente automatizzate, e oggi la domotica è in effetti sul punto di fiorire. Ci sono telecamere ovunque (sorveglianza globale). Proteus mostra la sua intelligenza risolvendo velocemente problemi che sarebbero impossibili per gli umani (un vaccino per la leucemia in quattro giorni). L'AI cerca un modo di preservare sé stessa, e nel farlo agisce in modo freddo e razionale, con scelte che non escludono la violenza sugli umani.

Cosa non è credibile: ad oggi l'uso di materiale biologico per realizzare una macchina del genere è ancora inconcepibile, anche se qualche ipotesi esiste. Per come conosciamo le macchine oggi, l'idea che una AI manifesti il desiderio di sentire emozioni umane non ha molto senso. Il metodo "riproduttivo" scelto da Proteus è altrettanto traballante, seppure di sicuro impatto sullo spettatore. 

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