Intelligenza Artificiale per manipolarci come burattini

Tutti giudichiamo gli altri, anche quando non vogliamo farlo. Guardando in faccia un'altra persona ci facciamo una prima impressione che potrebbe essere determinante, e un computer può fare la stessa cosa. Nasce uno strumento di comunicazione potentissimo.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

"Mi basta uno sguardo per capire una persona" è una di quelle frasi a effetto che tutti abbiamo sentito decine di volte, al cinema o in TV. Molti di noi ne avranno usato una variante qualche volta, e ancora di più sono quelli convinti di poter giudicare un'altra persona semplicemente guardandola.

Contano i vestiti, conta l'auto, conta il contesto. Ma più di tutto vale la faccia: ognuno di noi reagisce alla fisionomia degli altri, e tutti sappiamo cosa siano le simpatie o le antipatie "a pelle". E c'è di più: lo stesso viso nelle stesse condizioni tende a suscitare sempre le stesse reazioni in persone diverse. È una prima impressione che poi potrebbe cambiare con il tempo, ma può anche determinare il destino di qualcuno.

Un computer può comprendere e riprodurre questo tipo di giudizio, che è così spietatamente umano? Dopotutto gli algoritmi di computer vision possono già riconoscere l'umore delle persone, e sembrerebbe che il passo sia breve. Mel McCurrie e i suoi colleghi all'Università di Notre Dame hanno provato a rispondere.

Ancora una volta le parole d'ordine sono machine learning e reti neurali. In questo caso il computer è stato addestrato con immagini di volti, etichettate con le impressioni umane: degno di fiducia, sospetto, autoritario, spaventoso e così via. I dati sono stati presi dal sito testmybrain.org, generati da oltre 1,6 milioni di partecipanti.

Hanno poi chiesto al computer di giudicare 100 volti nuovi (per il computer), scoprendo che i giudizi emessi dalla macchina sono del tutto coerenti con quelli degli esseri umani. Se questo era quasi prevedibile, è rilevante il fatto che gli scienziati possono sapere quali parti del viso hanno determinato il giudizio.

first impressions

Gli scienziati infatti hanno coperto alcune parti del viso e riproposto il test alla macchina. Se il giudizio cambia molto se ne può dedurre che il tratto coperto ha un peso rilevante nella valutazione. Anche in questo caso il comportamento del computer coincide con quanto sappiamo del comportamento umano. "Queste osservazioni indicano che i nostri modelli hanno imparato a guardare dove guardano anche gli umani, replicando il nostro modo di giudicare gli attributi degli altri", ha spiegato McCurrie.

La differenza è sostanziale: dove un essere umano probabilmente parlerà di un certo "non so che" in un viso, il computer ci può dire con micidiale precisione se si tratta della bocca, delle rughe intorno agli occhi, della fronte, del naso o di altro.

Le applicazioni pratiche sono immediate, e ce le suggeriscono gli stessi ricercatori. I produttori cinematografici per esempio potrebbero valutare con più precisione il potenziale di un certo attore in un certo ruolo, e sapere in anticipo quale faccia piacerà al pubblico, o quale attrice è la più adatta a suscitare empatia, amore, odio o altri sentimenti. È anche possibile analizzare un filmato nella sua interezza, e prevedere in che modo cambia la reazione del pubblico nel corso del tempo e al variare del contesto.

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Hanno provato con Edward Snowden, Julian Assange e gli attori che li hanno interpretati al cinema. E hanno scoperto che sono due scelte azzeccate: i personaggi di fiction suscitano, nel computer, le stesse reazioni degli originali. Almeno limitandosi alla fisionomia, poi entrano in gioco la voce e il linguaggio non verbale naturalmente.

Cinema, TV, marketing, politica, propaganda. Sono tante le categorie in cui questa scoperta si potrebbe applicare, e tutte in qualche modo riconducono all'idea di manipolazione. Se chi confeziona il messaggio ha un strumento così potente per garantirsi una certa reazione nel pubblico, cosa ci resta per difenderci? Quando arriverà una rete neurale che ci possa rendere immuni da questo tipo di sofisticatissimo trucco di prestigio? Sicuramente è un dettaglio che farà riflettere e discutere.

Tra gli aspetti positivi, invece, questa tecnica potrebbe aiutarci a prevedere le reazioni di un certo gruppo sociale, e lavorare in anticipo per evitare tensioni. O potrebbe anche rivelarsi utile per individuare ed eliminare le radici del pregiudizio.

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Infine, la diffusione di queste tecniche e di queste informazioni finirà per cambiare come siamo? Immaginiamo che questo strumento diventi di accesso pubblico, magari tramite una pagina web. Se qualcuno scopre di avere un viso che ispira fiducia alle masse, magari potrebbe pensare di approfittarne? E chi dovesse trovarsi antipatico suo malgrado, magari vorrebbe farsi una plastica, o almeno esercitarsi a cambiare espressione?

E magari certi tratti finirebbero per diventare un vero e proprio handicap riconosciuto, con interventi correttivi finanziati dalla Salute Pubblica. Ma se così fosse, non finiremmo per somigliarci un po' tutti? E a quel punto non cominceremmo a guardare altrove per cercare indizi sulla persona che abbiamo di fronte?

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