Internet distrugge il cervello, va vietato a scuola

Un neuropsichiatra tedesco ha pubblicato il libro provocatorio Demenza Digitale in cui scrive che il computer è dannoso per i bambini: se lo usano per troppo tempo lo sviluppo del cervello ne soffre e si verificano deficit irreversibili. Come sempre è il senso della misura la chiave giusta di lettura.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Se i bambini passano troppo tempo davanti al computer lo sviluppo del loro cervello ne soffre e si verificano deficit irreversibili che non possono essere compensati nel corso della vita. A scriverlo è il neuroscienziato Manfred Spitzer nel suo nuovo libro Digitale Demenz  (Demenza digitale) in vendita in Germania. Secondo l'esimio professore Internet è tutto il contrario di una vitamina per il cervello: ci rende stupidi.

Secondo il professor Spitzer il computer è dannoso per i bambini

Inutile dire che il libro sta suscitando un polverone di polemiche in uno dei paesi più informatizzati d'Europa, dove il messaggio è stato chiaro: è meglio che i bambini passino il loro tempo con i giochi manuali invece che con i computer.

Lo scienziato 54enne parte dal presupposto che tutto lascia tracce nel cervello. In una situazione di sviluppo ottimale i collegamenti nella memoria che si formano durante i primi anni di vita diventano la base per tutto quello che si imparerà nella vita. Il cervello in sostanza acquisisce una capacità di adattarsi a nuove sfide soprannominata "neuroplasticità", che è alla base del successo evolutivo della specie umana. 

Quando la formazione della memoria dipende fortemente dalla navigazione online, secondo Spitzer si sviluppa meno la neuroplasticità perché il computer svolge molti dei compiti che dovrebbero essere lasciati all'ingegno dei piccoli utenti, con un inevitabile effetto negativo sull'apprendimento.

I giochi vecchio stile sviluppano meglio l'intelletto?

Non solo. Secondo il suo studio, molti giovani di oggi usano più di uno strumento tecnologico alla volta: giocano mentre sono in chat, scrivono mail mentre telefonano e via dicendo. Se questa attività viene svolta per un lasso di tempo compreso fra 6,5 e 8,5 ore al giorno penalizza la concentrazione.

La conclusione è che il multitasking non è una cosa da incentivare nelle generazioni future, e che i media digitali dovrebbero essere banditi dalle aule scolastiche. Come sempre davanti a questi giudizi senza appello bisogna fermarsi un attimo a riflettere per trovare la giusta misura: è fuor di dubbio che stare davanti al computer per 8 ore al giorno non sia l'ideale per un bambino, e per dirla tutta non è salutare neanche per un adulto.

Il problema non è il mezzo (in questo caso il PC) ma la misura: il computer può essere uno strumento utile allo sviluppo intellettuale, sempre che venga usato senza esagerare. Lo scenario che descrive Spitzer sembra quello dei genitori che parcheggiano i figli davanti alla TV (o al PC in questo caso) per tenerli buoni senza dover badare a loro. Siamo sicuri che il problema sia il PC e non il genitore?