Internet e malattie: allarme ipocondria

Affidarsi a Internet per le ricerche sulle malattie potrebbe causare la "cyberipocondria"

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Quante volte vi siete affidati a Internet per scoprire se quelpiccolo dolorino, o quella macchiolina di colore rossiccio era sintomo di unqualcosa di ben più grave? Uno studio psichiatrico ha rivelato che l'usoimproprio delle ricerche potrebbe far nascere quella che viene definita"cyberipocondria".

L'ipocondria è definita come una distorsione delle sensazioni che provengonodall'interno del corpo, erroneamente interpretate come sintomi di malattia.Allo stesso modo degli studenti di medicina, bombardati all'inizio della specializzazioneda una moltitudine di informazioni che li conduco a sviluppare una forma diipocondria, anche le infinite informazioni presenti sulla rete possono portaread associare in maniera automatica ogni più piccolo sintomo a improbabilimalattie degenerative.

CNN.new ha pubblicato un test per scoprire quanto siete sensibili allepatologie descritte all'interno della grande rete, ed evitare così di diveniredei perfetti "cybercondriaci".

Potreste essere cybercondriaci se:

  • vi sentite peggio dopo aver navigato sul Web invece di meglio (specialmente nel caso il vostro battito cardiaco aumenti sensibilmente quando siete su Internet)
  • le rassicurazioni da parte del vostro dottore non vi aiutano (e invece di andare dal medico vi buttate a capofitto su Internet)
  • passate velocemente dal sospetto alla convinzione: se vi convincete con facilità che il tremore delle vostre mani non può che rappresentare una precoce manifestazione del morbo di Parkinson allora, forse sarebbe meglio lasciare la diagnosi al vostro medico.

Per evitare questi effetti, il dottor Arthur Barsky, professore di psichiatriaall'Harvard Medical School, suggerisce: "pianificate in anticipo cosa voletetrovare, a quale domanda cercate risposta e quanto tempo volete trascorrerenella ricerca". "Quando siete alla ricerca disperata di consigli medici,disconnettete il vostro intuito. Chiedetevi quindi: avete veramente questamalattia? La risposta sarà per la maggior parte delle volte: "no".