Io, robot auto-assemblante che sogna Asimov

Due ricercatori del MIT hanno creato una serie di piccoli robot in grado di assemblarsi da soli.

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a cura di Pino Bruno

Robot autoreplicanti? Quasi. Gli M-Blocks creati da John Romanishin e Daniela Rus, ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, sono la cosa più vicina agli automi raccontati da Isaac Asimov e visti all'opera in Guerre Stellari e tanti altri film. Non si auto-costruiscono (questo ancora no), ma si auto-assemblano. E, comunque, questa è scienza, non fantascienza!

Un insieme di M-Blocks o un pezzo di Cubo di Rubik?

Gli scatolotti del MIT fanno cose straordinarie. Saltano o scivolano l'uno sull'altro, si attaccano e staccano, danno vita a varie composizioni. Ogni cubo è rivestito di magneti ed ha al suo interno un volano che può raggiungere una velocità di 20mila giri al minuto. L'azione del volano si combina con quella dei magneti.

I due ricercatori non forniscono particolari sugli algoritmi che governano il tutto. Il motivo è più che condivisibile: la presentazione ufficiale degli M-Blocks avverrà a novembre a Tokyo, durante la International Conference on Intelligent Robots and Systems. Bocche cucite fino al mese prossimo, dunque, ma il video diffuso dal MIT è comunque emozionante:

A voler trovare il pelo nell'uovo, va detto che l'idea di cubi robot auto-assemblanti o auto-replicanti era già venuta otto anni fa al ricercatore Hod Lipson della Cornell University di Ithaca (Usa). Leggetevi questo vecchio articolo del Corriere della Sera e trovate le analogie. Non vi sembra che i molecubes di Lipson assomiglino parecchio agli M-Blocks di Romanishin e Rus? Otto anni sono anni-luce, per la scienza e la tecnologia, e dunque il progetto di Lipson è rimasto nel cassetto. Svilupparlo nel 2005, evidentemente, era troppo costoso e difficile.

Uno sguardo ravviciniato a un M-Block - Clicca per ingrandire

E comunque i cubi del MIT lasciano presagire scenari di ricerca affascinanti. Gli scienziati si spingono fino a ipotizzare sciami di robot auto-assemblanti per una varietà di applicazioni, come la costruzione di ponti provvisori, oppure – aggiungiamo noi - edifici di emergenza per la Protezione civile e mille altre cose. A patto che gli scatolotti ad intelligenza artificiale rispettino le Leggi della Robotica di Asimov. Soprattutto la prima: "Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno".