iPad: altro che blocco mondiale, la Cina si inchina a Apple

La dogana cinese non bloccherà gli iPad. Apple è troppo importante per farle uno sgarro simile. In compenso continuano i sequestri nelle città, già venti. La prima udienza è attesa per mercoledì prossimo.

Avatar di Elena Re Garbagnati

a cura di Elena Re Garbagnati

Apple sta rischiando grosso in Cina, dove ieri è iniziato il sequestro degli iPad in vendita nei negozi in seguito alla denuncia di Proview per violazione di copyright, e si è paventato il rischio del blocco in dogana delle esportazioni dei tablet per il medesimo procedimento legale. 

L'unico motivo di preoccupazione per gli utenti occidentali, è la minaccia di un blocco delle dogane. Se gli iPad non potessero lasciare la Cina, in breve diventerebbe impossibile trovarli anche da noi; ma è quasi impossibile che tale teoria si realizzi

Altro che blocco alla dogana, la Cina bacia le mani a Apple

Lo riporta infatti  Reuters, che ha intervistato Yang Long-san, numero uno di Proview. "Un divieto di questa portata è di applicazione difficile, se non impossibile". Merito della "popolarità del tablet Apple presso i cittadini cinesi, e degli interessi in gioco per l'economia del Paese". La produzione dei tablet di Apple dà lavoro a migliaia di persone in Cina infatti, e sostiene la fragile economia di intere aree. Apple inoltre paga (poche) tasse a Pechino.  Insomma, l'azienda di Cupertino è troppo importante per la Cina. 

I sequestri degli iPad sono operativi già in venti città cinesi

Il contenzioso fra Apple e Proview si giocherà in tribunale, il 22 e il 29 febbraio, a meno che la questione non si risolva prima con un accordo extragiudiziario. Yang Long-san ha però sottolineato alla Reuters che intende proseguire con le richieste di blocco delle vendite nelle varie città cinesi. I sequestri sono partiti in 20 città, anche se in questa fase non è stato deliberato un divieto nazionale e l'ipotesi sembra per ora improbabile.

Secondo l'avvocato di Proview Xie Xianghui tuttavia "Apple è preoccupata che l'iPad non possa tornare in vendita prima che la questione legale sia risolta in tribunale": una preoccupazione legittima, ma francamente remota considerata l'accondiscendenza del governo cinese.

Quello che resta della Proview. In effetti i soldi le servono

L'ammanco nei guadagni avrebbe potuto forse essere colmato dalle vendite tramite Amazon, ma con scarsa lungimiranza l'azienda di Cupertino aveva imposto al negozio online cinese di rimuovere tutti gli iPad dalla vendita perché Amazon non è un rivenditore autorizzato, come ha precisato il Wall Street Journal

Il primo effetto collaterale della complessa vicenda cinese potrebbe essere il calo del valore azionario registrato a Wall Street: le azioni Apple, che avevano toccato la quota record di 526 dollari, sono capitolate ieri a 498 dollari, sotto alla soglia psicologica dei 500 dollari. Gli investitori hanno avuto paura del Dragone, o è quest'ultimo a temere che Apple levi le tende? 

L'origine di questa bufera è almeno grottesca: Apple aveva acquistato il marchio iPad da IP Application Development nel 2010, che a sua volta lo aveva rilevato insieme alla fallimentare Proview nel 2009. Quando però Apple denunciò Proview per violazione di copyright, il giudice scoprì che l'accordo non valeva in Cina, dove il nome iPad era ancora proprietà di Proview Technology.

Dopo avere vinto la causa, Proview ha visto la possibilità di saldare i debiti grazie al successo dell'iPad e ai soldi di Apple e ha fatto causa all'azienda di Cupertino chiedendo 1,5 miliardi di dollari per chiudere la questione in modo amichevole. Apple ha rifiutato, e il resto è storia.