ISS rischia la collisione con il detrito di un satellite russo, bisogna ripulire lo Spazio

Allarme rientrato sulla ISS per il rischio di collisione con il detrito di un satellite meteorologico russo. Urge un sistema efficace per la nettezza spaziale.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Ieri pomeriggio i membri dell'equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale si sono rifugiati nel modulo Soyuz attraccato alla ISS in conformità alla procedura di emergenza prevista nel caso di una potenziale collisione.

È una precauzione stabilita dal protocollo della NASA che viene attivata quando i radar di Terra individuano un detrito alla deriva con troppo ritardo per correggere la rotta della ISS e scongiurare il pericolo di collisione.

detriti spaziali
Detriti spaziali

Questa procedura d'emergenza è stata attivata in tutto 4 volte di cui una nel 2012 e una nel 2011, e fortunatamente si è sempre conclusa con un nulla di fatto: dopo il rientrato allarme gli astronauti – ieri come tutte le altre volte – sono tornati alle normali attività. Per chi non ne fosse informato il motivo per il quale l'equipaggio si rifugia nella Soyuz è che è ritenuta il posto più sicuro nel caso in cui la ISS dovesse subire danni. E sarebbe anche quello in cui comunque gli astronauti dovrebbero andare per sganciarsi dall'avamposto danneggiato e rientrare in emergenza sulla Terra.

Se da una parte questo evento è ancora piuttosto raro, invece sono molto comuni le manovre correttive che vengono fatte per "dribblare" i detriti. I radar da Terra monitorano continuamente l'orbita della ISS per verificare la presenza di eventuali detriti ed evitare eventi catastrofici come quelli narrati fin troppo bene in Gravity.

Gravity
Gravity

Nella maggior parte dei casi li individuano, in altri l'allarme arriva solo all'ultimo momento. Purtroppo l'incidenza di questi allarmi è destinata ad aumentare dato che la spazzatura spaziale sta crescendo di volume ogni anno. Al momento la NASA stima che nella bassa orbita terrestre ci siano quasi 3.000 tonnellate di detriti spaziali fra cui vecchi satelliti abbandonati, moduli di razzi e frammenti di macerie prodotte dalle collisioni tra oggetti più grandi.

Questi ultimi sono relativamente facili da individuare, ma quelli più piccoli non lo sono altrettanto, anche se non sono meno pericolosi. Ricordiamo infatti che anche un oggetto delle dimensioni di una vite può infliggere danni catastrofici e reazioni distruttive a catena (la famosa sindrome di Kessler), dato che i pezzi possono viaggiare a velocità dell'ordine di 36 mila chilometri all'ora, trasformandosi in proiettili.

Allarme detriti

La ISS beneficia di una schermatura che resiste agli urti con i detriti con diametro di circa 1 centimetro, ma ce ne sono almeno 700mila che superano questa dimensione.

Leggi anche: D-Orbit: come liberarsi dei satelliti assassini

Per rimediare ci sono molte soluzioni al vaglio e altrettante in fase di attuazione. Un'azienda italiana, D-Orbit, sta lavorando con le aziende internazionali per installare sui satelliti che dovranno essere lanciati un dispositivo di "deorbitaggio". L'idea è ottima in prospettiva futura, ma intanto bisogna "ripulire" l'orbita bassa.

Tutti stanno cercando di trovare il modo per farlo: i giapponesi pensano alle reti da pesca e a una sorta di cannone laser montato direttamente sulla ISS, gli europei progettano mani bioniche, dispositivi a imbuto un po' stile Pac-man e arpioni.

Quale che sia la soluzione, è evidente che ci si debba muovere in fretta.