ISTAT, Internet snobbato da disoccupati e operai in pensione

Secondo l'ISTAT, in Italia l'accesso a Internet è ancora molto influenzato dalle condizioni socio-economiche di appartenenza.

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a cura di Alessandro Crea

L'uso di Internet in Italia è in costante crescita, anche se probabilmente ancora indietro rispetto alla media europea, soprattutto per quanto riguarda l'e-commerce e sappiamo che il mobile ha superato il PC come strumento principale di accesso alla Rete. Le donne e i giovani, soprattutto del Nord Ovest, navigano più delle altre categorie, ma cosa sappiamo delle abitudini degli internauti nostrani da un punto di vista socio-culturale? Esiste un qualche tipo di "digital divide" che separa una classe dall'altra? A dircelo è l'ISTAT, che nel suo "Rapporto Annuale 2017. La situazione del Paese", ha analizzato appunto le differenti abitudini di accesso a seconda delle condizioni socio-economiche.

Com'è facile immaginare non ci sono grosse sorprese: Internet infatti viene impiegata in maniera crescente al migliorare della situazione economica e dell'istruzione posseduta, mentre il tipo di utilizzo che se ne fa varia al variare della posizione sociale.

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Come si vede infatti nel 2016 le persone con più di 6 anni che hanno utilizzato Internet almeno una volta nella vita costituiscono l'86,9 % della classe dirigente, l'89,8 % delle famiglie di impiegati, il 78,8 % dei cosiddetti "giovani blue-collar" - operai assunti a tempo indeterminato - e il 71,6 % di chi appartiene alla categoria delle "pensioni d'argento" cioè con un mensile loro superiore ai 3mila euro. Se però guardiamo le percentuali dei cosiddetti utenti forti, che utilizzano cioè Internet tutti i giorni, la classe dirigente stacca tutti di gran lunga, toccando il 67,8 %. Una prerogativa delle persone che appartengono a famiglie con i redditi più elevati è l'utilizzo di Internet come canale informativo (l'87,7 per cento), per attività prettamente culturali, come la lettura (23,4 per cento), o che richiedono maggiori risorse in termini di dotazione tecnologica e di risorse culturali, come la creazione di siti Web o blog (6,2 per cento). I giovani blue-collar invece utilizzano Internet prevalentemente per attività di comunicazione e socializzazione (85,4 per cento).

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Una volta soddisfatti i bisogni incomprimibili (alimentazione, abitazione, abbigliamento, istruzione, servizi per la salute, trasporti e comunicazioni), i dati mostrano come la spesa per consumi delle famiglie destinata a soddisfare bisogni discrezionali (ricreazione, spettacoli e cultura), rifletta di fatto le diverse priorità che i vari gruppi sociali riconoscono a tali attività. Non a caso infatti in coda alla lista non troviamo le famiglie a basso reddito, di soli italiani o anche con stranieri, ma quelle degli operai in pensione che si fermano al 32,1 e al 19,1 % per quanto riguarda le persone che hanno utilizzato Internet almeno una volta o che la usano tutti i giorni.