Italia in prima linea per smaltire la spazzatura spaziale

Prende il via il progetto europeo Technology for Self-Removal of Spacecraft (TeSeR) per trovare il modo di gestire e smaltire i detriti spaziali. Coinvolte anche aziende italiane.

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a cura di Elena Re Garbagnati

La spazzatura spaziale è un problema sempre più grande, per questo aumentano gli investimenti nelle tecnologie volte alla loro riduzione e rimozione. L'Italia, insieme all'Europa, è coinvolta in prima linea nel progetto Technology for Self-Removal of Spacecraft (TeSeR) nell'ambito del programma europeo Horizon 2020.europedevelo

Negli anni si sono susseguiti progetti a lungo termine come quello dell'italiana D-Orbit, quello giapponese ispirato alle reti da pesca, o quello svizzero. L'Europa mira a un sistema scalabile avanzato più efficiente e versatile.

Alla guida del progetto (che proseguirà fino al 2018) c'è Airbus Defence and Space, e il finanziamento stanziato ammonta a circa 3,1 milioni di dollari. L'azienda sarà responsabile della gestione del progetto, del coordinamento tecnico e dello sviluppo di sistemi di controllo di assetto innovativi, e fungerà da coordinatore di un consorzio di partner europei, comprese università e aziende di Regno Unito, Germania, Danimarca e Italia.

Il progetto si concentrerà sullo sviluppo di un modulo di rimozione per veicoli spaziali. Si partirà con l'analisi di concpept, per arrivare a ottenere un design funzionale da dare al prototipo che sarà un dimostratore tecnologico delle principali funzioni.

Gli scienziati e gli ingegneri studieranno tre diverse tecnologie di rimozione: motori a propulsione solida per il deorbitaggio, sistemi di trascinamento e pastoie elettrodinamiche. Poiché ciascuna di queste tecnologie ha i suoi vantaggi specifici, sarà necessario studiare come e quando potranno essere utilizzate.

"A seconda dell'orbita, della massa, della forma, e della struttura di un veicolo spaziale, possono essere utilizzate diverse tecnologie di rimozione. Ad esempio, i satelliti pesanti in orbita terrestre bassa richiedono un ingresso controllato in atmosfera su un'area disabitata, mentre i piccoli satelliti bruciano al contatto con l'atmosfera" ha spiegato Mathias Pikelj di Airbus Defence and Space. Il modulo non agirà solo come "interfaccia intelligente" tra il veicolo spaziale e il sottosistema di rimozione, ma sarà anche dotato di un adeguato livello di autonomia.

L'idea è quella di creare soluzioni innovative e convenienti che consentano la progettazione di un sistema scalabile per lo smaltimento post-missione di satelliti e stadi superiori di razzi, che essi siano o meno in linea con le linee guida internazionali ed europee e i requisiti di legge.

Il progetto prevede inoltre un'approfondita analisi qualitativa e quantitativa dei concept di rimozione esistenti, e potrebbe essere usato come leva per proporre cambiamenti negli aspetti legali e negli standard di concessione delle licenze per la costruzione di veicoli spaziali, compreso il miglioramento delle linee guida e degli standard di riduzione dei detriti spaziali.

Airbus Defence and Space ha una vasta esperienza in materia di detriti spaziali, e ha all'attivo numerosi progetti focalizzati su questo tema. Ha sviluppato tecnologie che permettono la raccolta e la rimozione di pezzi più grandi di detriti spaziali in orbita, nonché servizi in orbita, compreso lo smaltimento post-missione. La società ha anche condotto studi sull'ottimizzazione del rilevamento e del monitoraggio di detriti spaziali.