IXV: i dettagli del test di successo del mini shuttle europeo

Il primo test con il mini shuttle europeo IXV fa brillare l'Italia, fortemente coinvolta nella produzione del razzo vettore e della navicella. Per l'Europa si avvicinano sempre di più le missioni con sistemi riutilizzabili.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Questa settimana l'Agenzia Spaziale Europea e l'Agenzia Spaziale Italiana hanno compiuto un passo storico. Si è concluso con successo il test del dimostratore di rientro atmosferico IXV, acronimo di Intermediate Experimental Vehicle, decollato dallo spazioporto di Kourou nella Guiana francese a bordo di un razzo Vega. Ha compiuto una parabola suborbitale di 101 minuti e alla fine è ammarato nell'Oceano Pacifico. I primi risultati del volo di test dovrebbero essere disponibili fra circa sei settimane, quando saranno diffusi i dati sull'aerotermodinamica, le prestazioni dei sistemi di guida, di navigazione e di controllo, sulla protezione termica dei veicoli e sulla tenuta dei materiali.

IXV

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Il vettore Vega ha portato IXV alla quota di 340 km, dove si è separato e ha proseguito in volo libero fino a 412 km di altezza, per poi avviare la fase di rientro in atmosfera. Questa era appunto la parte critica della missione, perché prevedeva l'esecuzione di una serie di manovre dedicate funzionali alla decelerazione nel corridoio rientro dalla velocità ipersonica a Mach 25 fino a velocità supersonica a Mach 1.4. Una volta raggiunta questa seconda fase IXV ha aperto i 3 paracadute in dotazione (supersonico, subsonico e principale) per rallentare e ridurre l'impatto con la superficie dell'Oceano. Importante il fatto che in tutta la fase di rientro erano attivi oltre 300 sensori che avevano il compito di registrare tutti i parametri utili ad elaborare i dati oggetto del test.

"È un grande giorno per lo Spazio europeo e un grande giorno per l'Italia" ha dichiarato a caldo Roberto Battiston, presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana.

Perché questo test è così importante? Perché l'IXV apre un nuovo capitolo per l'ESA, che concretizza così la sua capacità di produrre e usare sistemi di lancio riutilizzabili, da impiegare sia per il trasporto di astronauti da e verso la Stazione Spaziale Internazionale, sia per la futura esplorazione spaziale che contempla missioni da e verso altri pianeti, come anche le ricerche sulla microgravità, la manutenzione e lo smaltimento dei satelliti di futura generazione. Jean-Jacques Dordain, direttore generale dell'ESA, ha sintetizzato le prospettive spiegando che:

"IXV ha aperto un nuovo capitolo per l'ESA in termini di capacità di rientro e riusabilità. ESA e i suoi Stati membri sono ora pronti a raccogliere nuove sfide in vari settori del trasporto spaziale, con i lanciatori futuri, l'esplorazione robotica e il volo spaziale umano".

Battiston ha sottolineato che "l'Italia, che sta fornendo le tecnologie necessarie, è in prima linea". L'orgoglio patriottico non poteva essere messo da parte, dato che il razzo Vega è realizzato dall'italiana Elv, il mini shuttle è stato costruito dalla torinese Thales Alenia Space (Prime Contractor), e anche il Centro di Controllo Missione era nel capoluogo piemontese, presso il Centro Logistico Advanced Technology Engineering (ALTEC).

###old3327###oldI meno esperti saranno attirati per lo più dall'aspetto esteriore della navicella. Potete ammirarla nelle immagini a corredo della notizia. Sappiate che IXV è lungo 5 metri, pesa 2 tonnellate e ha due alettoni posteriori che lo aiutano a controllare il suo assetto e gli permettono di planare. È costato 150 milioni di euro, finanziati da 10 nazioni europee fra cui l'Italia. Punto cruciale è lo scudo di protezione termica, capace di proteggere l'IXV da temperature che raggiungono circa 1700ºC al rientro in atmosfera. Nelle immagini si vedono chiaramente i pannelli neri che coprono la parte inferiore: una telecamera a infrarossi e centinaia di sensori sono stati usati nel test proprio per misurare il flusso di calore attraverso questi pannelli.

Da notare che molte delle tecnologie sviluppate per IXV potrebbero essere riutilizzate in futuro non solo in altre applicazioni spaziali ma anche in quelle terrestri. I primi candidati sono proprio i polimeri ultra-leggeri in fibra di carbonio a nido d'ape rinforzati.

IXV è un passaggio intermedio fra la capsula spaziale ARD (Atmospheric Reentry Demonstrator) del 1998 e i futuri sistemi di trasporto autonomi europei avanzati con capacità di rientro. È stato ideato nel 2002 ma le attività industriali per la sua realizzazione sono iniziate nel 2005. L'importanza del successo di questa missione era anche dovuto al fatto che per la prima volta al mondo si testava un sistema di questo tipo. Finora erano state condotte prove con navicelle alate, che sono altamente controllabili ma molto complessa e costose, o con capsule (come la Dragon di SpaceX), che sono difficili da controllare ma sono meno complesse e costose da produrre. IXV mirava a massimizzare i vantaggi dei sistemi alati e delle capsule minimizzando i loro svantaggi.