Kindle Unlimited non convince i grandi editori italiani

Ieri è stato inaugurato Kindle Unlimited, ma i grandi editori italiani non hanno aderito. Hanno deciso di aspettare ma in verità non sanno che fare del loro destino digitale.

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a cura di Dario D'Elia

Esaurito l'entusiasmo per l'avvento di Kindle Unlimited, il servizio Amazon che consente la lettura e-book illimitata al prezzo di 9,99 euro al mese, rimane l'amaro in bocca dovuto al comportamento degli editori. In linea con un paese perennemente alla finestra, i big del settore hanno deciso di attendere. A parte la saga di Harry Potter e qualche altro titolo di grido, di fatto l'editoria italiana non si è concessa.

"Non si possono appiattire i libri, metterli sul mercato tutti allo stesso prezzo, indipendentemente dalla qualità e dal valore", ha spiegato a La Repubblica Stefano Mauri, presidente di GeMS, TEA, Pro Libro, Nord, vicepresidente di Bollati Boringhieri, AD di Longanesi & C., Garzanti Libri, Guanda e R.L. Libri.

"Un conto è Pavarotti, un conto chi canta sotto la doccia. Il primo è frutto di molta fatica e di una durissima selezione naturale". Difficile capire se l'opera di J. K. Rowling rientri nella categoria dei primi o dei secondi. Resta il fatto che la scrittrice ha imposto a livello internazionale l'adesione al progetto Amazon.

Il fascino di rimanere alla finestra

"Non ci è sembrato un progetto conforme alla nostra strategia commerciale. Non siamo entrati adesso e non entreremo in futuro", ha dichiarato anche Riccardo Cavallero, direttore generale libri trade del gruppo Mondadori. La posizione di fatto è analoga a molto colossi statunitensi, però è anche vero che in Italia il mercato e-book è di circa il 3,6% (Fonte: Cepel/Nielsen 2014) rispetto alle vendite complessive mentre negli Stati Uniti è del 27%.

"Per ora le nostre priorità sono altre se non riusciamo ad equiparare l'IVA degli ebook a quella della carta, il mercato digitale sarà definitivamente affossato, streaming o non streaming", ha aggiunto il manager.

In fondo il grande dilemma che attanaglia i nostri editori riguarda le strategie da mettere in atto: via autarchica o patto col diavolo? Puntare su un proprio store, come ha fatto Laterza con Lea, oppure concedersi ad Amazon?

"Guardiamo con grande curiosità a questo nuovo modello di business che osserviamo con interesse già dall'esperienza americana", ammette direttore generale di RCS Libri Massimo Turchetta.

Gli avanguardisti al solito si trovano fra gli editori indipendenti. Fazi Editori ha detto sì ad Amazon immediatamente. "Il mio fatturato dipende per il 30% dagli ebook. È una quota molto alta, ovvio che sono interessato a nuove piattaforme e servizi", ha spiegato Elido Fazi. "Amazon mi ha fatto un'offerta per i singoli libri e io ho valutato quali di questi mi conveniva dare in abbonamento per un anno, e quali continuare a vendere solo nella forma tradizionale".

Stessa posizione per Newton Compton. "Abbiamo un catalogo di tremila titoli e ad Amazon abbiamo dato non più di 180 libri. Molti di questi sono liberi dai diritti, gli altri sono o i primi romanzi di una saga o titoli che possono fare da richiamo per un autore", ha spiegato l'editore Raffaello Avanzini.

"Parliamoci chiaro: quanti libri si possono leggere in un mese? Il paragone con Spotify o Netflix non regge".

Verissimo, infatti ieri milioni di italiani all'annuncio di Amazon avranno reagito cercando di stimare quanto spendono ogni anno per i libri. Più o meno di circa 120 euro?

Però è un tentativo di stima errato. Amazon parla di e-book, noi tutti (editori compresi) ragioniamo ancora in libri di carta. 

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