La banda larga scompare dalla Legge di Stabilità

Oggi la Camera voterà sulla Legge stabilità approvata ieri dal Senato: sparito ogni riferimento allo sviluppo della banda larga. Considerata l'emergenza finanziaria e politica era piuttosto prevedibile. Buona notizia invece per la PEC: farà risparmiare nel processo civile.

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a cura di Dario D'Elia

Ieri il Senato ha approvato la Legge di Stabilità, ma purtroppo al suo interno è stato eliminato ogni riferimento allo sviluppo della banda larga. Come avevamo anticipato la settimana scorsa, la prima bozza conteneva la voce "Progetto strategico nazionale per la banda larga e ultralarga". 

È probabile che considerata l'emergenza finanziaria e politica di questi ultimi giorni si sia preferito snellire la manovra. E dire che associazioni dei consumatori e quella delle imprese di TLC di Confindustria (Asstel) avevano tentato un "forcing" per incentivare lo sviluppo.

Il Senato ha approvato, oggi tocca alla Camera

"Sarebbe singolare che in una manovra espressamente dedicata a misure per la crescita, si puntasse solo su opere viarie, tagliando fuori quelle destinate all'infrastrutturazione digitale del Paese, da cui dipendono la crescita, la produttività e la competitività del nostro sistema economico, l'occupazione e la modernizzazione della PA", aveva dichiarato il presidente Asstel Stefano Parisi. 

"Siamo certi, quindi che il Governo non potrà non valutare l'opportunità che si presenta oggi di moltiplicare i fattori di sviluppo e ottenere ricadute positive in tempi rapidi, sostenendo con incentivi fiscali gli investimenti che gli operatori di TLC sono impegnati a portare avanti".

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Il problema è che in queste ultime settimane si è concretizzato uno dei peggiori scenari immaginabili e quindi almeno per ora bisognerà accontentarsi dell'unica concessione presente nel maxi-emendamento. Ovvero l'introduzione della PEC nel processo civile: una soluzione che dovrebbe velocizzare le comunicazioni tra le parti in causa e ridurre drasticamente i costi di spedizione e della carta.

Asstel è rimasta a bocca asciutta anche sul fronte delle defiscalizzazioni: le chiedeva per gli investimenti nelle infrastrutture di rete, e invece sono arrivate solo per le autostrade (!).