La compravendita di musica digitale usata è illegale

Negli Stati Uniti ReDigi ha perso la battaglia legale per la compravendita delle tracce audio usate. Ovviamente si appellerà e la sensazione è che sia sufficiente individuare la tecnologia più adatta per aggirare la legge.

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a cura di Dario D'Elia

La compravendita di tracce audio iTunes è illegale, almeno negli Stati Uniti. Il giudice federale Richard J. Sullivan di New York che si stava occupando del caso ReDigi, qualche giorno fa ha sentenziato che il mercato dell'usato digitale è soggetto alle limitazioni imposte dai detentori di copyright. Insomma, grande (ma temporanea) battuta d'arresto per il mercato dell'usato.

La startup ReDigi da tempo stava combattendo una battaglia per il diritto di compravendita delle tracce audio di iTunes. La sua piattaforma cloud è in grado di riconoscere le canzoni (con DRM) e per di più prevede che i crediti possano essere spesi solo per acquistare altra musica - con ovvio ritorno economico per i detentori dei diritti. Ma tutto questo non è bastato a Capitol Records, che ha effettuato una richiesta di ingiunzione e infine ha vinto.

ReDigi

La questione di fondo è che la "dottrina sulla prima vendita" prevederebbe per il consumatore la possibilità di rivendere ogni prodotto protetto da copyright legalmente acquistato. Secondo la giurisprudenza, e anche il parere del giudice Sullivan, il digitale rientrerebbe però in un altro ambito. "La copertura della prima vendita non riguarda un caso come questo ma la vendita di cassette registrate e di vinili che appartiene all'epoca passata", ha scritto il giudice nella sentenza.

ReDigi di fatto sarebbe responsabile della violazione dei diritti di riproduzione di Capitol Records perché distribuisce copie non autorizzate di file via Internet. Ovviamente la piccola società di Boston la pensa diversamente e ha già annunciato che si appellerà, forte di un aggiornamento del suo software proprietario. In pratica la sentenza sarebbe correlata a ReDigi 1.0, ma oggi con la versione 4.0 ogni problema sarebbe stato abbondantemente aggirato.

In ogni caso a breve il tribunale farà sapere l'ammontare dei danni e questo potrebbe condizionare il destino dell'azienda. L'argomento comunque nei prossimi mesi continuerà a essere protagonista del dibattito industriale. Apple e Amazon infatti hanno già depositato brevetti ad hoc per l'usato digitale. La sensazione è che la legge vigente si presti facilmente a interpretazioni e che basti individuare il corretto escamotage tecnologico per non incorrere in sanzioni e condanne.

Quasi scontato quindi un futuro pronunciamento della Corte Suprema. Le lobby discografiche faranno di tutto per ottenerlo.