La diffamazione online è diventata un'arma, in Italia

Il tema della diffamazione online è nuovamente protagonista. In questi giorni il gestore di un forum è stato condannato per diffamazione, senza avere responsabilità dirette. ADUC ha ricevuto lo stesso trattamento per aver denunciato un pregiudicato dall'Antitrust. Mentana ha lasciato Twitter per disperazione.

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a cura di Dario D'Elia

La diffamazione online inizia a essere un reato preoccupante sopratutto perché mette nei guai i gestori di siti e blog, più che i veri responsabili di eventuali flame. In questi giorni sono balzati all'onore della cronaca i casi di Writersdream.org, ADUC e Mentana.

Il Tribunale di Varese ha condannato per diffamazione una giovane ventunenne, responsabile del forum di Writers Dream -  noto sito dedicato agli aspiranti scrittori. Dovrà pagare 1.000 euro di multa, 5.000 euro di risarcimento danni e altri 1.000 euro per il rimborso delle spese legali. Il problema è che non è stata lei ad aver infamato la titolare di una casa editrice, bensì un utente del forum ad oggi non identificato.

Audace colpo dei soliti ignoti (Nanni Loy -1959)

Come riporta Varese News, il giudice ha semplicemente riconosciuto l'amministratore del forum come unico responsabile dei post pubblicati dagli utenti. In pratica non ha considerato il recente parere della Cassazione sull'argomento, e neanche cercato di individuare tramite indirizzo IP il vero autore del post incriminato.

"Se gestire un forum ed invitare gli utenti a confrontarsi su una certa questione, significa correre rischi più gravi di quelli che assume il navigato direttore di una testata giornalistica è facile prevedere che in tanti, nei mesi che verranno, si affretteranno a chiudere i propri blog ai commenti ed  ad astenersi dall’animare dibattiti e confronti sui propri siti internet", sostiene l'avvocato IT Guido Scorza.

"Se un cittadino offende un altro cittadino è al primo che occorre imputare la responsabilità dell’offesa e non a chi gli abbia, incolpevolmente, consentito di farlo".

Analogo caso è quello di ADUC che è stata condannata dal Tribunale di Firenze a risarcire il sig. Fabio Oreste per avere ospitato sul proprio sito un forum intitolato "Fabio Oreste e la Fantafinanza".

Il termine "fantafinanza" è stato considerato diffamante anche se effettivamente Fabio Oreste è stato condannato in passato dall'Antitrust per pubblicità ingannevole, quando si faceva chiamare "Omen di Bahia" e "Cartomante Demonologo Esorcista e Sensitivo" esperto in magia brasiliana. Ai tempi "proponeva la teoria della vibrazione secondo cui l'andamento dei mercati finanziari è indissolubilmente legato a fenomeni fisici e astronomici", come scrive ADUC.

Infine c'è da segnalare l'addio di Enrico Mentana a Twitter. Apparentemente sembrerebbe non avere nulla a che fare con la diffamazione legata a Writersdream.org e ADUC, ma è un caso emblematico dell'altra faccia della medaglia.

Mentana dice addio a Twitter

"Il numero di tizi che si esaltano a offendere su twitter è in continua crescita. Calmi, tra poco ce ne andremo, così v'insulterete tra di voi", ha scritto su Twitter il noto giornalista, prima dell'addio. "Sono contrario alle limitazioni e alle censure per legge. Sono contrario ai blocchi, censure private. Twitter è così, o l'accetti o lasci. Resterei se ci fosse almeno un elementare principio d'uguaglianza: l'obbligo di usare la propria vera identità. Strage di ribaldi col nickname".

"Curioso: gli argomenti usati dai difensori dell'anonimato su twitter son gli stessi addotti dai massoni per giustificare le logge coperte...".

Anche noi quotidianamente su forum, news e articoli rileviamo da alcuni utenti (fortunatamente non tutti) abusi di ogni tipo. La moderazione a volte non è sufficiente e siamo costretti a sanzionare e bannare. La sensazione è che l'anonimato tiri davvero fuori il peggio. E se qualcuno si illude che l'auto-moderazione, quindi il dibattito fra utenti buoni e utenti cattivi, possa risolvere il problema, si sbaglia di grosso.

Vincono sempre i prevaricatori online. Perché la maggioranza ha meglio da fare che tentare di far ragionare chi non ha senso civico. Ecco, forse è solo questione di civiltà. Come sostiene il professor Juan Carlos De Martin su La Stampa, parafrasando D'Azeglio "abbiamo fatto la Rete, ora dobbiamo fare gli internauti".

La vera sfida è l'educazione digitale. Nelle case, come nelle istituzioni.