La Finlandia abbandona la scrittura a mano, solo tastiere

Le scuole finlandesi dal 2015 non insegneranno più a scrivere in corsivo, concentrandosi unicamente su tastiere e touchscreen. Una scelta che fa discutere e suscita perplessità, nonostante venga da un paese simbolo della qualità educativa.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

In Finlandia hanno deciso di fare il gran salto: niente più scrittura in corsivo nelle scuole, in favore della tastiera. La novità diventerà concreta a partire dal 2016, e per favorire lo sviluppo della abilità specifiche "della penna" aumenteranno le ore dedicate alle arti manuali e al disegno.

La notizia ha innescato immediatamente discussioni tra chi la ritiene un'ottima idea e chi invece ci vede una deriva preoccupante che potrebbe compromettere la formazione dei bambini. Il dibattito non si placherà presto, ma prima di discutere è bene sapere che la Finlandia è tra i paesi che si piazzano sempre primi ai test Pisa, e che i bambini a sette anni - quando iniziano le elementari - generalmente sanno già leggere e scrivere.

Finlandia scuola

Il paese scandinavo si distingue anche per la percentuale di studenti che riesce a ottenere un diploma superiore (93% degli iscritti) e quantità di studenti universitari (66%). Quanto agli insegnanti, sono pagati più dei loro colleghi europei, e possono accedere alla professione solo dopo aver conseguito un master.

Insomma si parte da una situazione più che rosea, un paradiso della formazione che in Italia possiamo solo sognare, seppure nel nostro Paese i casi di eccellenza non manchino. La Finlandia è un faro di modernità e d'innovazione quando si tratta di scienze didattiche e successo formativo, eppure c'è chi si domanda se non si stia facendo il passo più lungo della gamba, con l'obiettivo di formare cittadini meglio preparati e capaci di scrivere fluentemente con una tastiera.

Se da una parte c'è chi spinge per una scuola che sia molto più tecnologica, dall'altra c'è chi cita studi che indicano una perdita nelle capacità di memorizzazione, nelle abilità manuali e in quelle sociali. Ostacoli che il ministro finlandese Minna Harmanen non vuole nascondere, e che vuole superare proprio rivedendo tutta la programmazione scolastica.

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C'è poi il problema dei costi, che potrebbero discriminare quelle famiglie che non possono dotarsi di un computer per i figli e in generale quelle con scarso accesso alla tecnologia. Sciogliere questo nodo starà alle scuole, che dovranno esaminare le varie situazioni per trovare la risposta migliore.

Ci si preoccupa poi degli effetti a lungo termine, di adulti incapaci di usare una penna ma abili con tastiere e touchscreen. Come faranno a compilare semplici moduli burocratici, o a scrivere un veloce appunto se mai dovesse servire? Un dubbio legittimo, ma si potrebbe rispondere semplicemente che scriveranno in stampatello - come tra l'altro già fanno molti di noi.

Nel mondo della pedagogia se ne discuterà a lungo e trovare risposte equilibrate sarà difficile. Tuttavia mi sembra doveroso citare alcuni punti in favore della scelta finlandese. Prima di tutto parliamo di un paese da cui finora si può solo prendere esempio in termini di educazione e formazione: insieme a pochi altri, sono quelli che ne sanno di più, che hanno fatto meglio e che hanno ottenuto i migliori risultati. Già questa realtà dovrebbe suggerirci di pensarci due volte prima di criticare.

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Dopodiché ci sono i rischi, non diversi da quelli che corrono gli studenti oggi. L'idea che diventino adulti del tutto incapaci di scrivere a mano è semplicemente stupida: sapranno farlo, magari con qualche incertezza di troppo, almeno in stampatello. E dopotutto già oggi molti di noi – persino in Italia – si trovano a scrivere più spesso con un dispositivo che con una penna, quindi magari dovremmo domandarci cosa servirà a un adulto tra qualche anno – invece di fossilizzarci su un'idea di scuola che ci piace ma dall'impostazione scientifica traballante.

E ancora, non è forse vero che oggi i nostri studenti arrivano all'università, e qualche volta la finiscono, incapaci di scrivere al computer senza guardare la tastiera e di usare più di due dita? Non è uno scandalo questo? Non sanno i pedagogisti che ci sono studenti che si spaventano se il professore chiede testi scritti al computer e mandati come allegato in una email? Un disastro, una situazione imbarazzante, ma non se ne parla poi molto.

Scrivere a mano insegna anche altre abilità, e su questo punto la Finlandia ha un piano per compensare. Potrebbe funzionare oppure no – conoscendoli scommetterei sul successo, ma di certo non si può parlare di fallimento ancora prima di cominciare. Non con chi praticamente non ha sbagliato un colpo da anni in campo educativo.

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Quanto al timore che la tecnologia renda i ragazzi meno sociali, probabilmente è vero; ma non è che i nostri studenti oggi siano immuni agli effetti di computer, smartphone e social media. Sostituire le penne con una tastiera di certo non cambierebbe una virgola.

Abolire la scrittura in corsivo insomma, sembra la scelta giusta per la Finlandia. Ed è proprio questo il problema: lo è per loro perché hanno avviato una vera rivoluzione educativa che dura da almeno 30 anni. Non hanno mai smesso di cercare nuove strade, nuovi strumenti, nuove idee, d'investire nella scuola. I loro studenti sono contenti, gratificati e trovano il successo. Questa novità per loro è un'evoluzione naturale e del tutto giustificata; non possiamo giudicarli secondo i nostri criteri.

Nota: l'articolo è stato modificato per precisare che dai programmi scolastici finlandesi sarà rimossa la scrittura in corsivo. In precedenza si affermava erroneamente che l'intervento riguardava la scrittura a mano in generale.