La Francia spinge per controlli biometrici di frontiera per tutti, anche comunitari

La Francia vorrebbe che le frontiere europee applicassero il controllo biometrico a tutti i viaggiatori, mantenendo poi la libera circolazione interna.

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a cura di Dario D'Elia

La Francia vorrebbe introdurre nei controlli di frontiera il riconoscimento biometrico (impronte o di altro tipo) per tutti i viaggiatori, sia comunitari che extra-comunitari. Sarebbe una rivoluzione per l'area Schengen, anche se forse alcuni paesi sarebbero esclusi dagli obblighi, come ad esempio il Regno Unito.

Euobserver svela che durante l'ultimo meeting dei Ministeri dell'Interno europei, tenutosi l'8 ottobre nel Lussemburgo, la Francia avrebbe tirato nuovamente fuori dal cassetto una vecchia proposta della Commissione UE datata 2013.

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Controlli di frontiera

Il riferimento è al cosiddetto pacchetto "Smart Borders" che proponeva di rendere sinergici il registered travellers programme (RTP) e l'entry-exit system (EES), nonché usare la biometria per il riconoscimento degli extra-comunitari. I francesi propongono di estendere i controlli anche ai comunitari per migliorare il monitoraggio dei confini esterni e mantenere la libertà di movimento interna.

In pratica si parla della possibilità di controllare tutti coloro che provengono da paesi extra UE, a prescindere dalla residenza. E poi rispettare la libera circolazione comunitaria com'è oggi. Sotto il profilo tecnico vi sarebbero tre possibilità: riconoscimento del volto, volto e impronte, oppure nessuna rilevazione biometrica. La consultazione pubblica è già aperta e proseguirà fino al 29 ottobre.

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Smart Borders

Uno dei nodi fondamentali, ancora poco chiari, è se la Francia stia proponendo indirettamente anche la creazione di un database comunitario per le impronte digitali o i dati biometrici in genere. Una novità che la Corte di Giustizia UE ha già connotato come potenzialmente pericolosa per i diritti fondamentali del cittadino.

"Gli atti terroristici sono serviti come un forte richiamo ai rischi posti da certe nazioni europee o le persone (Foreign Fighters, NdR.) con la libertà di movimento che fanno ritorno da aree terroristiche", si legge nel documento riguardante la delegazione francese pubblicato da Statewatch.