La musica cloud vince il primo round contro le Major

Storica sentenza negli Stati Uniti: i cosiddetti music locker, come MP3tunes, non violano le normative sul copyright. Hanno le stesse responsabilità dei service provider. Se collaborano con i detentori di copyright non rischiano nulla.

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a cura di Dario D'Elia

I nuovi servizi cloud musicali non violano le normative statunitensi sul copyright, almeno stando all'ultima sentenza federale che ha decretato la vittoria di MP3tunes nei confronti di EMI. La questione è delicatissima e riguarda il destino dell'intero settore, soprattutto considerando i nuovi servizi Google, Amazon ed Apple. 

Il destino dei CD è segnato?

In pratica il giudice William Pauley della Corte di New York ha rigettato le richieste censura di EMI, spiegando che il "music locker" di MP3tunes è protetto dal Digital Millennium Copyright Act. Il fondatore Michael Robertson e la società stessa saranno comunque ritenuti direttamente responsabili degli upload illegali degli utenti, se decideranno di non ottemperare alle richieste di rimozione dei detentori di copyright. Di fatto si tratta dello stesso tipo di "protezione" legale di cui godono i service provider. 

"È in definitiva una vittoria per la musica cloud e il modello di business di MP3tunes dopo un conflitto durato anni", ha commentato Robertson. "I consumatori possono aver fiducia del fatto che potranno archiviare, riprodurre e godere della musica utilizzando i servizi cloud come MP3tunes". Inoltre è confermato anche il fatto che i servizi di uploading musicale non richiedono alcun accordo licenziatario. In verità questo aspetto è controverso, poiché alla fine anche Amazon Cloud Drive pare essere stato costretto a un accordo con le major. Probabilmente per consentire la riproduzione ubiqua non si può fare altrimenti.

Amazon Cloud Drive

Inoltre, come ha ampiamente sottolineato Wired USA, sarà consentito disporre sui propri server ad esempio di un'unica copia di " Stairway to Heaven" invece che tutte quelle uplodate da ogni singolo utente. Il problema di fondo però è questa regola probabilmente potrà essere applicata esclusivamente ai file MP3 la cui provenienza è identificabile – si pensi ad esempio alla codifica MD5 Hash inserita nelle canzoni acquistate su Amazon. Insomma, il ripping obbligherà al reale uploading con tutti i fastidi del caso come ad esempio i tempi operativi. 

Il prossimo servizio cloud di Apple però sembrerebbe andare in una direzione diversa, ovvero attivare master su cloud per ogni tipo di file audio uplodato. Ma questo è un terreno di frontiera, e potrebbe essere attraversato senza rischi con specifici accordi licenziatari

Infine, il giudice Pauley ha decretato la legalità del cosiddetto "sideloading" delle canzoni. In pratica le tracce presenti su blog o siti musicali possono essere trasferite direttamente sul proprio archivio online, sempre che il detentore dei diritti non sia contrario.