La musica illegale si scambia via CD altro che file-sharing

NPD Digital Music Study Dicembre 2010/2011, un rapporto nascosto dalle major, conferma che negli Stati Uniti il P2P è crollato. La musica pirata si scambia per lo più come una volta: tramite passaggio di CD. Il dibattito sulla pirateria è falsato.

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a cura di Dario D'Elia

Il file-sharing non rappresenta più il fronte caldo della pirateria digitale, e le major discografiche lo sanno bene. Secondo un rapporto di NPD, realizzato per la RIAA (Recording Industry Association of America), il traffico musicale illegale viaggia per lo più tramite copia su CD. Insomma, il classico passaggio di mano che si fa tra amici: uno compra e gli altri rippano o copiano su supporto ottico. NPD Digital Music Study Dicembre 2010/2011 ha confermato che negli Stati Uniti si è passati dal 21% al 27% - di fatto questa operazione pesa per il 65% dei contenuti musicali non pagati. Mentre il P2P dal 21% è crollato al 15%.

Report NPD

Insomma tutto il dibattito sulla pirateria è falsato da piagnistei inconsistenti. Guardando ai dati infatti si scopre che i servizi di file hosting pesano per il 4% e lo scambio di drive per il 19%. Le vendite di musica illegale invece viaggiano per il 19% online e per il 16% off-line (CD).

Ovviamente l'industria del settore si è ben guardata dal diffondere questo rapporto, e solo oggi per vie traverse è giunto alla testata TorrentFreak. In pratica la pirateria P2P e via hard disk sono in declino, mentre quella tradizionale da bancarella è in grande spolvero. Ma in ogni caso il traffico a pagamento pesa complessivamente per il 35%, e tutta la musica "gratuita" è per lo più (70%) frutto di passaggi di mano.

Viviamo in un mondo dove il CD ha sostituto la cassetta e l'apporto del Web è quasi marginale per la questione pirateria. Solo che a differenza di 20 anni fa c'è una vittima designata facile da additare. E così l'Occidente si accapiglia per individuare nuove normative che di fatto non risolveranno nulla. Anche se domani tutta la pirateria musicale online scomparisse, più del 50% di questi contenuti continuerebbero a non essere pagati.

Sempre che la RIAA non si inventi un sistema per bloccare gli scambi di CD al bar.