La nuova Fab 42 di Intel rimane vuota, colpa del PC in crisi

Intel ha annunciato che la Fab 42 realizzata in Arizona non aprirà i battenti, rimanendo senza macchinari fino a quando diventerà utile. La domanda attuale può essere coperta dagli impianti esistenti senza ulteriori esborsi di denaro.

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a cura di Manolo De Agostini

Doveva produrre i chip più avanzati del mondo, ma rimarrà chiusa. È la Fab 42 di Intel, un nuovo impianto produttivo la cui costruzione venne annunciata in pompa magna nel 2011, tra i complimenti del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

L'impianto da 5 miliardi di dollari (complessivi), situato a Chandler (Arizona), avrebbe dovuto iniziare a produrre nel tardo 2013, ma rimarrà chiuso per diverso tempo, mentre altri impianti dello stesso sito saranno aggiornati. "La nuova costruzione sarà lasciata vacante e sarà destinata a tecnologie future", ha affermato Chuck Mulloy, portavoce di Intel, all'agenzia Reuters.

Obama parla davanti al sito produttivo di Intel in Arizona, sullo sfondo i lavori per la Fab 42

La Fab 42 non inizierà quindi a produrre chip a 14 nanometri, come conseguenza del calo della domanda di nuovi computer da parte dei consumatori (-10% nel 2013). Intel sta cercando di compensare con tablet e smartphone, ma i volumi al momento non sono eccezionali.

"Il nuovo impianto non è mai stato attrezzato. Ha il riscaldamento e l'aria condizionata, ma i macchinari, le cose costose, non sono installate", ha affermato Mulloy nell'evidente tentativo di rendere le cose più chiare possibili, soprattutto ad analisti e investitori. Toccherà quindi agli altri impianti di Chandler realizzare i chip a 14 nanometri, dopo la necessaria operazione di conversione dai 22 nanometri, facendo quello che Mulloy definisce "un miglior uso del capitale".

La scelta di non proseguire nell'apertura della Fab è probabilmente la più giusta da prendere, nonché l'unica, dato che l'azienda si troverebbe ad affrontare ulteriori costi a vuoto. Allo stesso tempo però dà la dimensione di quanto le cose siano cambiate velocemente in questi anni, prendendo alla sprovvista anche i vecchi volponi del settore hi-tech, focalizzati sul PC e poco sul mobile.

Gli altri impianti di Intel situati negli Stati Uniti e altri paesi non stanno operando a pieno regime – si parla dell'80% della capacità produttiva impiegata - e possono coprire agevolmente la domanda attuale. Il portavoce dell'azienda non ha stabilito date certe sull'apertura della Fab 42, che ora diventa una possibile candidata per la produzione a 10 nanometri, a patto che Intel in questi anni riesca a inserirsi più profondamente nel settore mobile.

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Gli sforzi e gli investimenti ci sono tutti, ma la pattuglia di concorrenti è tosta e nutrita. È anche per questo che il colosso statunitense ha focalizzato l'attenzione sui wearable devices, i dispositivi tecnologici indossabili che in futuro prenderanno sempre più piede (orologi, fitness band, auricolari intelligenti e così via), e il mondo dell'Internet delle cose. Inoltre non bisogna dimenticare che per mantenere occupati gli impianti Intel ha siglato partnership produttive con Altera e altre aziende di minor calibro.

Proseguono invece i lavori di espansione di un impianto in Oregon, dove gli ingegneri di Intel stanno cercando di mettere a punto la produzione su wafer da 450 millimetri, più grandi di quelli da 300 millimetri. Un passaggio a cui l'industria si avvicina, seppur a passo lento, per ridurre i costi e aumentare la produzione di chip per singolo wafer.