La politica italiana sfida l'obsolescenza programmata

Tre proposte di legge depositate in Parlamento mirano a combattere il fenomeno dell'obsolescenza programmata.

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a cura di Manolo De Agostini

Tre proposte di legge vogliono combattere l'obsolescenza programmata. Ne parla Ferdinando Regis su Il Fatto Quotidiano, spiegando le idee depositate dal deputato PD Luigi Lacquaniti, Ivan Della Valle del Movimento 5 Stelle e Lara Ricciatti di Sinistra italiana-Sel.

Con il termine "obsolescenza programmata" s'intendono i dispositivi tecnologici, dagli elettrodomestici agli smartphone, pensati per "guastarsi" in tempi rapidi, quasi sempre in prossimità della scadenza della garanzia. Alcuni potrebbero ritenere obsolescenza programmata anche quella "pianificata", teorizzata da Brooks Stevens negli anni '50.

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In questo caso l'intento è di fare propaganda per "creare un consumatore insoddisfatto del prodotto di cui ha goduto affinché lo venda di seconda mano e lo comperi più nuovo con una immagine più attuale".

Un esempio in tal senso potrebbe riguardare l'iPad 3, che non sarà aggiornato a iOS 10, malgrado sia ancora un prodotto più che funzionale e decisamente in grado di far girare la prossima versione del sistema operativo Apple, che su smartphone arriverà anche sul vecchio iPhone 5. Se però da una parte l'obsolescenza programmata è in qualche modo dimostrabile, quella pianificata è di più difficile accertabilità, anche se gli effetti finali sono i medesimi.

Ferdinando Regis scrive che le tre iniziative per combattere i discutibili comportamenti dei produttori - spesso difficilmente dimostrabili in caso di procedimenti legali - "si muovono lungo un'unica direttrice a tutela del consumatore", come un aumento della garanzia da 2 a 5 anni, che diventano 10 nel caso di prodotti di grandi dimensioni (come nella proposta M5S), oppure la disponibilità di pezzi di ricambio fino a che il prodotto è sul mercato e per i 5-7 anni successivi. Si parla anche della possibilità di riparazioni a costi accessibili, ma sono diverse le idee elencate nell'articolo del Fatto contenute nelle tre proposte.

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Tra l'altro rammentiamo che nel 2013 Luigi Lacquaniti, quando era in Sel, aveva già fatto una proposta contro l'obsolescenza programmata. Nello stesso anno i Verdi tedeschi commissionarono uno studio da cui emerse che molti elettrodomestici e comuni dispositivi sembravano "programmati per rompersi velocemente dopo lo scadere del periodo di garanzia".

Si pensi a stampanti che si bloccano dopo un prestabilito numero di copie, le lavatrici con le barre di riscaldamento realizzate con leghe o metalli che arrugginiscono facilmente, ecc. Caso simbolo dell'obsolescenza programmata è il Cartello Phoebus del 1924, tramite il quale i produttori di lampadine decisero di ridurre la durata dei bulbi a incandescenza al fine di aumentare il numero di articoli venduti.  

L'obsolescenza programmata, oltre che per le tasche dei consumatori, è un problema di carattere ambientale, perché porta a una maggiore produzione di rifiuti elettronici, spesso molto inquinanti. Tuttavia bisogna anche trovare un equilibrio: se una TV dovesse durare 25 anni, il mercato delle TV crollerebbe, creando nuova disoccupazione. Come uscirne?