La Polizia minimizza sull'attacco informatico di Anonymous

La Polizia di Stato ha fatto sapere che non è stato violato nessun server ma solo diversi account di posta. Una risposta traballante che dà ad Anonymous l'occasione di deridere il Viminale, e mette in evidenza problemi nelle strategie di comunicazione.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La Polizia di Stato ha commentato l'attacco di ieri da parte di Anonymous con una dichiarazione ad ADNKronos, suscitando una risposta piccata e ironica da parte del gruppo di hacktivisti. La PS si è infatti limitata a dire che "non è stato violato il server del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ma solo alcune webmail di operatori di Polizia", come se l'accesso agli account di posta elettronica fosse diversa o meno grave dell'accesso a un server. La differenza in effetti c'è, ma si tratta più che altro di una squisitezza tecnica che non cambia la sostanza dei fatti.

"Dichiariamo deplorevoli quanto imbarazzanti le dichiarazioni del Viminale riguardo i leaks rilasciati" scrive Anonymous Italia su Facebook. "Bucarvi centinaia di account interni della webmail (e non solo) al posto di un semplice webserver inutile, risulta più produttivo e redditizio per noi quanto più scandaloso e critico per voi. […] gli imputati sono colpevoli per il reato di Blasfemia e Idiozia Acuta e tenuti a svolgere lavori socialmente utili presso il Popolo Italiano. Saluti, Anonymous&AntiSec", è infatti la sfacciata dichiarazione del gruppo.

Le idee sono a prova di proiettile, una frase resa celebre da un film e adottata da Anonymous

Di certo qualcosa non ha funzionato nella comunicazione della Polizia di Stato. Come fa notare Pino Bruno (giornalista e blogger), "si può affermare, senza ombra di dubbio, che l'effetto immagine è stato devastante. E, ancora più grave, è la mancanza di una policy della comunicazione di crisi".

Sì perché la PS affida tutta la propria comunicazione alla scarsa dichiarazione rilasciata all'agenzia di stampa, ma ancora non c'è traccia di un comunicato ufficiale sul sito o altrove. Fatti che secondo il giornalista mettono in evidenza una grave carenza che andrebbe colmata al più presto, e per spiegarlo chiama in causa l'esperta Anna Maria Carbone.         

"Una crisi - dice Anna Maria Carbone - è un evento improvviso, che produce un cambiamento, che ha un impatto emotivo forte, che crea instabilità sconvolgendo equilibri preesistenti, che può produrre diversi tipi di effetti a seconda di come viene gestito".

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E aggiunge: "A ben guardare molte delle crisi che coinvolgono industrie e imprese sono tutt’altro che imprevedibili. Anzi, spesso sono direttamente connesse con le attività che svolgono e consistono in difetti di processo o di prodotto, in guasti o inefficienze che non si producono in una notte".

"Una crisi può significare disastro o opportunità a seconda di come viene affrontata e gestita. Spesso capita di negare le crisi, con il solo effetto di amplificarne inutilmente le conseguenze e la durata, oltre che aumentare di molto le possibilità che si ripetano", conclude l'esperta.

E, almeno in queste prime ore, sembra che sia successo proprio questo. Le dichiarazioni rilasciate dal Viminale cercano goffamente di sminuire l'accaduto, come se il furto e la diffusione di documenti relativi a indagini e collaboratori fossero una questione da poco.

Sarebbe stato meglio secondo noi ammettere la gravità dei fatti, anche perché non si sfugge allo sguardo critico della Rete. Internet non perdona e non dimentica, come si dice spesso, e stupisce che ancora oggi si vedano risposte così raffazzonate - soprattutto considerando la grande esperienza e abilità su cui può contare il Viminale grazie alla Polizia Postale, che proprio di Rete si occupa.

Ringraziamo Pino Bruno per la collaborazione.