Il Governo cinese ha deciso di avviare una campagna anti-pornografia che rischia di mettere al bando siti web di riferimento come Google e Baidu. Com'è risaputo, ogni contenuto pornografico in Cina è vietato. Il Ministero della Pubblica sicurezza e altre istituzione governative hanno rilevato irregolarità su almeno 19 siti, ma ogni richiamo pare essersi dimostrato vano.
A questo punto, per "eliminare volgarità" e tutti quei contenuti che possono alterare la "salute mentale della gioventù" potrebbe profilarsi un'unica possibilità: l'oscuramento.
I siti accusati di illeciti non si sono ancora espressi al riguardo, ma è evidente che il timore di un'ennesima ondata di censura preoccupa l'ambiente. Soprattutto Baidu, che di fatto in qualità di primo motore di ricerca cinese detiene il 60% del mercato pubblicitario locale.