La programmazione è da uomini? No, l'ha creata una donna

Il primo algoritmo codificato per essere elaborato da una macchina fu scritto da Ada Byron nel 1842.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Ieri ricorreva la celebrazione annuale delle donne ispiratrici nella scienza e nella tecnologia, battezzata Ada Lovelace Day in memoria della prima programmatrice di computer al mondo. Conosciuta anche come la "maga dei numeri", Ada Byron, Contessa di Lovelace ebbe infatti il merito di avere scritto, nel 1842, quello che è considerato il primo algoritmo espressamente inteso per essere elaborato da una macchina.

Il mondo della programmazione, storicamente dominato da figure maschili, si toglie il cappello una volta all'anno nel ricordare che fu una donna a porre i primi tasselli della storia del computer, prevedendo nel 1843 la capacità dei computer di andare al di là dal mero calcolo numerico. In un articolo infatti la Contessa di Lovelace anticipò il concetto di intelligenza artificiale, e previde che la macchina analitica sarebbe stata cruciale per il futuro della scienza.

Ada Lovelace

Una visionaria, appassionata di matematica, che lavorò alla macchina analitica ideata da Charles Babbage (allora non esisteva il personal computer, N.d.R.), di cui nemmeno lui aveva intuito le potenzialità.

La macchina in questione non fu mai costruita, ma poco importa. Per le sue intuizioni e per i suoi meriti nell'ambito della programmazione la Ada Lovelace ricevette riconoscimenti ambitissimi: il linguaggio di programmazione finanziato dal dipartimento della difesa statunitense nel 1980 fu chiamato Ada in suo onore. Dal 1988 la British Computer Society assegna annualmente una medaglia con il suo nome, e sono moltissime le iniziative rosa che la ricordano.

Nonostante meno del 5 percento delle startup tecnologiche sia fondato da manager in gonnella, e solo 18 percento dei riconoscimenti nell'ambito informatico siano consegnati a figure femminili, tutto è iniziato da una donna. Che aveva prospettive molto più lungimiranti degli uomini contemporanei. Chissà cosa ne penserebbe dell'evoluzione del PC a cui stiamo assistendo oggi.