La pubblicità online è meglio di quella televisiva

Secondo un recente studio i video pubblicitari televisivi non hanno la stessa efficacia di quelli online. Tra le possibili ragioni, quella più rilevante è il fatto che ci si distrae mentre si guarda la TV, ma non mentre si naviga online.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Secondo una ricerca di IPG Media Lab e YuMe la pubblicità online è più efficace di quella televisiva. Grazie al software biometrico Affectiva, infatti, si è potuto dimostrare che gli utenti sono più coinvolti emotivamente dalla pubblicità che vedono al computer rispetto a quella che si vede normalmente in televisione.

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L'analisi in verità prende in esame un campione piuttosto ristretto, solo 48 persone. I volti dei partecipanti sono stati esaminati con il software Affectiva, per determinare il grado di coinvolgimento cognitivo, eccitazione e stress. Un sistema avanzato, che è stato sviluppato direttamente dal prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology).

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Si è così scoperto che i video pubblicitari online ricevono il 18,3% dell'attenzione in più rispetto a quelli televisivi, e che gli spettatori tendono a ricordarne di più il contenuto (+8,5%). Tra le ragioni ci sarebbe il fatto che tendiamo a fare altro mentre guardiamo la TV e che, di contro, tendiamo a essere più concentrati sui contenuti che stiamo guardando online.

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Certamente tutti siamo consapevoli del fatto che la pubblicità in TV è spesso l'occasione per alzarsi dal divano e fare altro, dall'usare il bagno al riassettare la cucina, e – recentemente – navigare online con smartphone e tablet.  Il fatto è che, dopotutto, l'annuncio in TV arriva senza chiederlo; l'utente che apre un video pubblicitario online, nella maggior parte dei casi, è invece un utente che sceglie di vederlo, e clicca su un piccolo banner, o su un video in miniatura, per raggiungerlo. Giocoforza quindi che l'attenzione è maggiore, perché c'è un interesse preesistente. La cosa più curiosa, infine, è che le maggiori fonti di distrazione per lo spettatore televisivo sono proprio smartphone, tablet e notebook.

Si potrebbe poi ipotizzare che la TV ormai non sia più in grado di monopolizzare la nostra attenzione, come magari riusciva a fare fino a qualche anno fa. Forse per raggiunti limiti di età, questo mezzo ormai non riesce più a competere, non ad armi pari per lo meno, con strumenti che offrono un'esperienza personalizzata. Chi accende la tele, sopratutto con il "vecchio metodo" lo fa con l'idea di vedere "quello che c'è"; chi accede alla Rete lo fa sapendo che vedrà solo ciò che gli interessa. 

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Interessante, inoltre, il software Affectiva. Sviluppato al MIT, questo programma sembra in grado di comprendere le emozioni umane semplicemente osservandone i volti. Ci sono circa 100 aziende in tutto il mondo che lo usano, per gli scopi più diversi. Ha un'applicazione persino nei videogiochi: potrebbe servire infatti a capire quando il giocatore si annoia, e aumentare l'intensità dell'azione di conseguenza.

Che si tratti di marketing o videogiochi, l'ostacolo da superare sta nel convincere gli utenti ad accendere la webcam. Aspettiamoci in futuro sconti e promozioni in cambio delle nostre espressioni.