La realtà virtuale vi nausea? Microsoft ha la soluzione

Molte persone provano un senso di nausea quando usano un visore per la realtà virtuale, probabilmente a causa della diminuzione eccessiva del campo visivo. Microsoft Research però ha messo a punto una soluzione economica ed efficace, Sparse Peripheral Displays. Ecco come funziona.

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a cura di Alessandro Crea

Quando indossate un visore per la realtà virtuale vi viene la nausea? Niente di strano, rientra tutto nella normalità, sono molti infatti gli utenti che sperimentano questo tipo di fastidio. I produttori tuttavia sono molto interessati a trovare una soluzione, in quanto proprio il senso di nausea è uno dei principali ostacoli all’adozione di questo tipo di prodotti

Oculus e HTC, rispettivamente con Rift e Vive, hanno fatto passi da gigante, ma Microsoft Research sembra essere riuscita a mettere a punto una soluzione efficace, facile da implementare e poco costosa chiamata Sparse Peripheral Displays.

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Il principale fattore che contribuisce alla nausea mentre s'indossa un visore VR sembra essere correlato alla limitazione del campo visivo. Gli esseri umani infatti hanno un campo visivo maggiore di 180 gradi, che scende però attorno ai 100 gradi indossando un visore, una limitazione quindi piuttosto severa che, combinata spesso a occasionali cali di frame rate, a lenti non sempre di elevata qualità e ad altri fattori può facilmente portare alla nausea.

Microsoft Research ha scelto di seguire un nuovo approccio al problema che sembra stia dando ottimi risultati con i primi prototipi. Sostanzialmente si tratta di aumentare, seppur in maniera limitata, l’ampiezza del campo visivo impiegando dei LED come pixel.

I LED sono inseriti direttamente nel visore, attorno alle due lenti principali e sui lati e forniscono un'informazione molto più dettagliata su quanto circonda il campo visivo principale, proprio come fa in natura la visione periferica.  

Sparse Peripheral Displays è stata testata usando sia un Oculus Rift che un Samsung Galaxy Gear VR appositamente modificati, dimostrando quindi che l’implementazione di questa soluzione è assai semplice: basterà per convincere i produttori ad adottarla nei prossimi modelli?