Italia: Mediaset contro Youtube

Qualcuno può usare Google per promuovere un sito truffaldino, o sfruttare le recensioni di TripAdvisor per fare diffamazione. Sono solo due delle tante possibili situazioni che sollevano interrogativi sulle responsabilità legali di chi fornisce il servizio.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Italia: Mediaset contro Youtube

In ambito nazionale ha prodotto un certo clamore il contenzioso che ha visto contrapporsi nelle aule dei tribunali Youtube e Mediaset con riguardo alla pubblicazione non autorizzata di numerosi video e immagini e la mancata rimozione degli stessi a seguito delle segnalazioni svolte.

Al momento della decisione i Giudici illustravano, seguendo il seminato della Corte di Giustizia, anzitutto la necessità di effettuare una valutazione caso per caso incentrata sulla concreta e fattuale individuazione dell'attività e dei servizi svolti dal fornitore nella direzione e organizzazione della piattaforma digitale.

YouTube social icon2

Il Giudice individuava in capo all'ISP un preciso dovere di rimozione dei contenuti illeciti soprattutto in conseguenza delle segnalazioni ricevute da parte del titolare del diritto e pertanto condannava YouTube a risarcire la parte attrice.

Interessante l'argomento cui ha fatto ricorso il tribunale romano adito: "L'evoluzione tecnica in materia di servizi Internet ha determinato [...] il superamento della figura dell'ISP, quale mero fornitore del supporto tecnico-informatico [...] per condurre ad una figura di "prestatore di servizi non completamente passiva e neutra rispetto alla gestione dei contenuti immessi dagli utenti (hosting attivo)".

Caso analogo ha interessato un'altra celebre piattaforma virtuale, ovvero TripAdvisor. Un affermato ristoratore veneto si riteneva diffamato da una serie di recensioni artefatte e non veritiere. Anche in questo caso il Giudice non ha attribuito a TripAdvisor un mero ruolo passivo di aggregazione di dati, ritenendo invece, come si evince dal sito, che lo stesso "dispone di risorse tecnologiche apposite e di un team che controlla le recensioni per verificare che siano ad esempio: a) adatte a tutti, b) associate alla struttura corretta, c) conformi a tutti i regolamenti".

Tripadvisor logo

Questa attività critica in relazione ai contenuti pubblicati, a parere del Giudice, esclude che a TripAdvisor possa applicarsi la disciplina prevista dalla Direttiva sul commercio elettronico descritta nel precedente articolo, dal momento che la stessa ha ad oggetto le sole condotte neutrali e passive dei fornitori.

Conclusioni

Le decisioni trattate in questo articolo affrontano il tema del controllo/verifica svolto prima dell'inserimento dei contenuti, degli obblighi successivi alle segnalazioni degli utenti, delle conseguenze in caso di inerzia del Provider e così via.

Nelle decisioni dei giudici si percepisce il tentativo di colmare alcune delle lacune e ambiguità della disciplina vigente al fine di assicurare una più efficace tutela ai soggetti coinvolti.

Se da un lato però, tanto in Italia quanto in Europa, emerge chiaramente l'obbligo dei fornitori di intervenire a seguito di una segnalazione, dall'altro lato si deve rilevare la maggiore confusione relativa agli obblighi di sorveglianza degli ISP. Gli esiti di alcuni procedimenti giudiziali nostrani, in controtendenza rispetto alle indicazioni della Corte di Giustizia, mostrano il tentativo di porre l'accento sul ruolo sempre più attivo del fornitore al precipuo scopo di tutelare le vittime degli illeciti. La tutela riconosciuta nelle aule giudiziarie pare smentire Trasimaco (filosofo greco vissuto alla fine del V a.C.) secondo il quale "il giusto altro non è che l'utile del più forte".