La sonda Rosetta immortala l'esplosione sulla cometa 67P

Le immagini scattate della sonda Rosetta durante un'esplosione di gas e polveri sulla superficie della cometa 67P Churyumov-Gerasimenko.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Nonostante la missione Rosetta sia prossima al termine, la sonda spaziale ESA ci riserva ancora delle sorprese. Il 19 febbraio scorso gli strumenti hanno registrato un'improvvisa e potente esplosione innescata da una frana sulla cometa 67P Churyumov-Gerasimenko, causata dal calore del Sole.

Alle 11:40 ora italiana c'è stato un improvviso bagliore osservato e studiato dai nove strumenti di bordo della sonda Rosetta, che si trovava a 35 chilometri dal nucleo cometario. L'evento è stato ripreso e sono stati raccolti dati preziosi sulle polveri emesse.Location of the outburst article mob

Il Responsabile ASI della missione, Mario Salatti, ha spiegato che "la coincidenza che un gran numero di strumenti fosse attivo nel momento in cui si è verificata l''eruzione' rappresenta la migliore occasione per mettere a frutto le potenzialità dell'intera missione: le diverse misure condotte simultaneamente sono risultate fondamentali per comprendere i meccanismi alla base di questi spettacolari fenomeni".

Fra gli strumenti che sono stati fondamentali per immortalare l'evento è da sottolineare la Wide Angle Camera dello strumento OSIRIS, che ha rilevato un forte innalzamento della luminosità della chioma polverosa della cometa da una regione di 67P inizialmente in ombra (potete vederlo nelle foto di questa notizia).

Nelle due ore seguenti poi altri strumenti di Rosetta hanno registrato gli effetti dell'outburst: Alice ha registrato un innalzamento de flusso della radiazione solare ultravioletta riflessa dal nucleo e l'aumento delle emissioni di polvere. ROSINA e RPC hanno rilevato un significativo aumento di gas e plasma cometario attorno al veicolo spaziale.

MIRO invece ha registrato un aumento di 30 gradi della temperatura del gas circostante. Quando Rosetta è stata investita dall'ondata di polvere, GIADA ha rilevato quasi 200 particelle, contro le 3-10 particelle raccolte nell'arco dello stesso mese.

Tutte queste informazioni hanno permesso agli scienziati di ricostruire l'evoluzione temporale dell'outbrust con elevata risoluzione e diverse tecniche di misura. Un evento che Vincenzo Della Corte, deputy PI di GIADA, ha definito "una pietra miliare per lo studio degli outburst cometari".

Evolution of a comet outburst article mob

Gli scienziati credono di aver trovato il luogo in cui si è innescato l'evento, un ripido pendio su una regione identificata come Atum. La collocazione, ossia una zona appena uscita dall'ombra, suggerisce che le sollecitazioni termiche potrebbero aver innescato una frana che ha esposto ghiaccio d'acqua all'azione della radiazione solare diretta. Il ghiaccio si è trasformato in gas all'istante, trascinando con sé la polvere circostante che ha prodotto la nuvola di detriti.