La sorveglianza di massa ci protegge dalle stragi?

È emblematico che l'attacco terroristico più grave perpetrato in Europa sia accaduto proprio nella nazione che ha la legislazione più permissiva in tema di sorveglianza di massa.

Avatar di Giancarlo Calzetta

a cura di Giancarlo Calzetta

-

Sui media si parla di tante cose a proposito del tremendo attacco che ha colpito Parigi settimana scorsa, ma in pochi si avventurano sul campo minato delle ipotesi di prevenzione perché niente sembra funzionare.

In molti, forse troppi, stanno in queste ore riportando le parole del Ministro dell'Interno belga Jan Jambon secondo cui le forze dell'ordine hanno troppi problemi nel penetrare nelle chat usate sulle console, garantendo ai terroristi un mezzo sicuro per scambiarsi informazioni fuori dal controllo delle autorità.

1024px Jan Jambon
Jan Jambon è il ministro belga che teme le chat delle console e qualche giorno prima della strage aveva palesato questa sua preoccupazione.

Si diceva lo stesso fino a qualche tempo fa delle comunicazioni tramite smartphone e sul Web, così la Francia ha adottato una legislazione che impone alle compagnie di telecomunicazioni di registrare e conservare TUTTI i dati e le chiamate dei loro clienti tramite delle "black box" che ne analizzano i contenuti.

Quella legge non ha evitato la strage.

Ovviamente, il problema non sono le console, ma l'approccio ai controlli. Si sta cercando una panacea che non esiste.

Internet non è un luogo sicuro: chiunque può essere intercettato e spiato. Quello che in troppi tra le forze dell'ordine non capiscono è che è praticamente impossibile spiare tutti e sperare di ottenerne dei risultati sensati, come nel caso delle black box francesi.

Il ministro si lamenta del fatto che esistano dei "paradisi della privacy", ma parliamo pure del PSN e dei sistemi di chat su console in generale. Ammettiamo che le polizie di tutto il mondo e i sistemi di analisi automatica francesi possano leggere le chat di tutti gli utenti. Cosa si otterrebbe?

La polizia dovrebbe andare a cercare tutte le ricorrenze della parola "bomba" e investigare su chi la scrive? Cercare le parole "stragi" o "omicidio"? Qualcuno ha davvero idea di come si fa a distinguere tra un terrorista e un giocatore di GTA V o di Battlefield? E come la mettiamo con le chat vocali?

Io ho giocato per un discreto lasso di tempo a Mechwarrior Online, un gioco in cui la coordinazione tra i membri della squadra è importantissima per la vittoria.

Nel mio battaglione si trovavano molti appassionati di storia, soprattutto degli eventi bellici relativi alle guerre mondiali. Quando eravamo in gioco, si parlava di chiamare l'artiglieria o attacchi aerei, colpire dalla distanza, colpire da vicino.

Quando non eravamo in gioco si chiacchierava anche di carri armati, armi in dotazioni agli eserciti e così via. Quanti gruppi come il nostro esistono su Internet? Decine di migliaia.

Come è possibile pensare di monitorarli tutti? E per cercare cosa? Basterebbe usare un semplice codice che simuli il linguggio calcistico invece di quello bellico per passare inosservati sotto i controlli automatici.

PS4 Console wDS4
Sony ha rilasciato una dichiarazione in cui esorta i giocatori a riportare qualsiasi attività sospetta. Onestamente, non mi sembra la strada più promettente nella caccia ai terroristi.

La verità è che sarebbe bello se bastasse avere una backdoor nella PS4 per risolvere i problemi di terrorismo, ma non è così. La prevenzione degli atti di terrorismo passa in larga parte per i sistemi "classici" di sorveglianza individuale sui soggetti a rischio e non è semplice identificare i terroristi perché hanno imparato a nascondersi anche nel cyberspazio.

Chi delinque adesso sul Web è un professionista che sa come mescolarsi alla gente comune in tutto quello che fa, online e offline. Anzi, a quanto pare è più difficile nascondere la propria vita reale che non quella virtuale.

Diversi dei terroristi coinvolti in azioni sono persone note a chi investiga e lo sono perché sono stati rilevati dei viaggi sospetti, frequentazioni sospette, azioni sospette.

Ricordiamo, allora, che il semplice accesso ai dati non garantisce nulla. La differenza la fa come questi dati vengono usati.

Potranno le black box francesi aiutarci a scoprire i mandanti e prevenire altri attentati tramite l'analisi dei dati relativi ai kamikaze? Non lo sappiamo.

Di sicuro, però, non sono state utili a prevenire l'attacco a Parigi perché ci si aspettava qualcosa che non erano in grado di fornire.

Se i ministri si aspettano che delle ipotetiche intelligenze artificiali possano ricostruire i profili psicologici degli utenti spiati, riconoscendo i terroristi dai normali giocatori… sarà bene che smettano di guardare film di fantascienza e tornino a ripensare come integrare i classici sistemi di intelligence con le opportunità REALI offerte dalla Scienza.