La Storia di AMD Fusion: com'è nato, cos'è e dove ci porterà

In questo articolo abbiamo ripercorso la storia del progetto Fusion di AMD, intervistando anche alcuni dirigenti dell'azienda. Com'è nato il progetto? Quali sono stati i problemi? Cosa vuol dire APU e quali benefici avremo? Ce lo spiega AMD.

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a cura di William Van Winkle

Introduzione

"Niente è più difficile di uno scontro armato. La difficoltà dello scontro consiste nel rendere diretto ciò che è tortuoso e trasformare ciò che è avverso in un vantaggio", queste parole di Sun Tzu, tratte da L'Arte della Guerra, riassumono bene com'è nato il concetto di APU in casa AMD.

Dave Orton, presidente di ATI Technologies, nel 2002 disse che "è sempre ciò che è possibile fare sul mercato a permettere alle persone di andare avanti". Non ci potevano essere parole più profetiche per descrivere la successiva fusione tra ATI e AMD.  

Orton ha speso la maggior parte degli anni '90 in Silicon Graphics e, nel 1999 l'ha lasciata per unirsi a una piccola startup chiamata ArtX. L'azienda riuscì ad aggiudicarsi un contratto per sviluppare chip per la Nintendo Gamecube, che ha venduto all'incirca 20 milioni di unità. Nell'autunno di quell'anno, ArtX mostrò al Comdex il suo primo chipset integrato e subito l'azienda entrò nel mirino di altre realtà.

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Alla fine fu ATI ad aggiudicarsi ArtX e Orton ottenne il ruolo di presidente e direttore operativo. Quando scoppiò la bolla finanziaria dell'hi-tech, iniziarono a emergere problemi di driver, ritardi sulla roadmap e per un momento è sembrato che ATI non riuscisse ad azzeccarne una.

Il problema era riuscire a far lavorare insieme i team delle due aziende, ma Orton riuscì a far funzionare tutto a dovere. Orton ha capito come permettere ad ATI di seguire un ciclo di sviluppo di 12 mesi per ogni nuova architettura, nonché seguire un ciclo di 6/9 mesi per eventuali nuove revisioni. Ai team che si occupavano dei prodotti venne dato maggiore controllo e responsabilità. E lentamente, nel corso di 18 mesi e con Nvidia competitiva al massimo, ATI è riuscita a rimettersi in piedi.

"Basta fare un passo indietro e capire le proprie radici", disse Orton. "Costruire costantemente. Non si può mai essere soddisfatti di dove si è giunti. Bisogna essere soddisfatti di dove si può arrivare e quindi proseguire il lavoro per raggiungere quel traguardo".

Tornato al vertice del settore, Orton sapeva che era tempo di rilanciare. Nel 2002 ATI continuava a eccellere nel mondo della grafica integrata nei Northbridge, e Intel, che ancora vedeva la grafica integrata come un prodotto che doveva soddisfare solamente il mercato business, era decisamente più un partner che un avversario.

Orton per un attimo si trasformò in un preveggente, affermando che avesse potuto cambiare una cosa nel settore del computing, gli sarebbe piaciuto "fosse più aperto alla creazione di maggiore innovazione. Riconosco i vantaggi degli standard, garantiscono opportunità".

Orton si lamentava del pendolarismo quotidiano nella Silicon Valley, dicendo che se avesse potuto inventare qualcosa dal nulla, sarebbe stato il teletrasporto in stile Star Trek. Quindi possiamo capire quando nel 2007 ha lasciato la carica di vicepresidente esecutivo di AMD per passare più tempo con la sua famiglia. Questo però non è l'epilogo, ma solo l'inizio.