La sublimazione

La cometa ISON si candida al ruolo di cometa dell'anno e potremmo vederla anche dall'Italia agli inizi di dicembre.

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a cura di Elena Re Garbagnati

La sublimazione

Quando le comete si avvicinano al Sole iniziano il processo di sublimazione. Proprio perché sono composte in gran parte da ghiaccio, man mano che si avvicinano al Sole il ghiaccio inizia a sublimare, quindi passa dallo stato solido allo stato gassoso ed è in questo modo che si creano la chioma e la coda. La chioma è la parte che avvolge il nucleo, che è piccolissimo rispetto alla chioma e alla coda che si formano in seguito – si tratta di pochi chilometri. Anche se parliamo di ghiaccio, è composto di diversi materiali e si trascina dietro le polveri del nucleo, che è semplicemente roccia ghiacciata.

A una certa distanza dal Sole, dalle parti di Saturno/Giove, l'anidride carbonica inizia a sublimare e iniziano a formarsi la coda e la chioma. Solo e soltanto quando la cometa si avvicina abbastanza al Sole ed entra nell'orbita di Marte allora l'acqua inizia a sublimare creando poi le code più evidenti. Se il nucleo è grande uno, due, dieci, venti chilometri, le code possono essere lunghe decine di milioni di chilometri. Più una cometa passa vicino al Sole, più la scalda e si formano code lunghissime. 

Whipple e la palla di ghiaccio che mostrò ai suoi studenti

Whipple per far capire la composizione delle comete fece preparare una palla gigantesca di ghiaccio, sassi, terra e sporcizia e la fece portare in classe per far vedere ai suoi studenti di cos'è fatta una cometa. Pensate alla neve ammassata ai bordi delle strade, quando ormai è molto sporca: fatica molto di più a sciogliersi rispetto alla neve fresca, ecco perché le comete non si sciolgono del tutto quando arrivano in prossimità del Sole. 

Ai tempi però, negli anni '60, non c'erano gli strumenti per misurare davvero una cometa. Si è riusciti a farlo più di recente, con la sonda Giotto nel 1986, che è passata a soli 600 chilometri dalla cometa di Halley. Per la primissima volta ha fotografato il nucleo di una cometa: un sasso, un vero e proprio asteroide, che in questo caso aveva un diametro di 16 x 8 chilometri. Non solo: la lunghissima chioma è attivata solo da piccole zone in superficie, non da tutto il nucleo.

La cometa di Halley

Solo una sonda può rilevare questi dati, nessun telescopio al momento è così potente da arrivare a tanto, e cosa più importante la cometa deve essere lontana dal Sole e quindi non attiva con chioma e coda. In questo stadio è identica a qualsiasi asteroide.

Nel corso degli anni si è anche preso un campione della chioma di una cometa. Ci riuscì la sonda Stardust, appositamente creata per questo scopo. Come si può vedere nell'immagine sottostante, nella zona superiore era montata una sorta di racchetta gigantesca che, in scia alla cometa, ha raccolto campioni intrappolandoli in un apposito gel  leggerissimo, fatto al 99,9% di aria. Le particelle vi si sono conficcate e la racchetta in uno dei flyby è stata spedita sulla Terra protetta da un apposito involucro. A grandi linee, la stragrande maggioranza del ghiaccio che c'è nelle comete è ghiaccio d'acqua

Stardust Collector

La cometa Lovejoy è importante in relazione a ISON perché è passata molto più vicino al sole di quanto farà ISON, ed è sopravvissuta. Guardate cosa le è successo nel filmato che ha proposto Buzzi. Più si avvicina al Sole più diventa luminosa, più il sensore della fotocamera  diventa sensibile. Ecco che quindi c'è un artefatto nell'immagine, che sembra raffigurare un angelo ad ali aperte. In realtà, anche se ai tempi si discusse molto a riguardo, è solo un effetto della sovraesposizione fotografica, nulla a che vedere con figure angeliche e simili. Quello che è interessante di questa cometa è che nello schianto con il sole si generò una doppia coda, che come spiegato è rivolta in posizione opposta al Sole.

 

Il fatto che questa cometa sia passata più vicina al sole di quanto farà ISON lascia ben sperare per lo spettacolo che potrebbe attenderci. Lovejoy è sopravvissuta al Sole, ma è  stata ben visibile a occhio nudo solo nell'emisfero australe, e l'hanno fotografata anche dagli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale, dalla Cupola. ISON invece dovrebbe vedersi bene dall'emisfero boreale, ossia il nostro.

Lovejoy fotografata dalla ISS: spettacolo!