La UE bacchetta l'AGCOM: non penalizzate Telecom Italia

La Commissione UE ha chiesto nuovamente all'AGCOM di rivedere le tariffe di unbundling perché bisogna consentire a Telecom "di avere un ragionevole ritorno sugli investimenti fatti nel corso del tempo". Il tema del contendere si chiama costo medio ponderato del capitale.

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a cura di Dario D'Elia

La Commissione UE ha bocciato la proposta AGCOM di tagliare i prezzi che Telecom Italia deve applicare ai concorrenti per l'uso della sua rete. La lettera firmata dal commissario Kroes, che proprio in questi giorni è giunta sul tavolo del presidente Cardani era praticamente scontata. Quest'estate l'indicazione proveniente da Bruxelles era stata chiara: l'auspicio era di un cambiamento di rotta e il congelamento della delibera una sua conseguenza. Invece AGCOM ha continuato a procedere per la sua strada.

E così adesso viene ufficialmente richiesto di rivedere le tariffe di unbundling per consentire a Telecom Italia "di avere un ragionevole ritorno sugli investimenti fatti nel corso del tempo", come si legge nella lettera. AGCOM aveva previsto per il 2013 un prezzo di 8,68 euro per linea, invece dei precedenti 9,28 euro. Kroes vuole che i calcoli vengano rifatti considerando un rialzo del cosiddetto WACC di Telecom, ovvero il costo medio ponderato del capitale. In pratica per una stima adeguata bisognerebbe considerare le condizioni finanziarie di Telecom e del mercato, come è stato fatto ad esempio in Spagna, Portogallo e Irlanda dove questo indice è stato aumentato.

Telecom Italia

La questione di fondo è che secondo Kroes per sostenere gli investimenti nella fibra bisogna consentire agli ex-monopolisti di avere adeguate entrate. È una tesi fortemente criticata da molti osservatori, ma decisamente pragmatica. I grandi operatori sono gli unici a poter spostare l'ago della bilancia nella corsa allo sviluppo poiché detengono le reti nazionali. Renderli più fragili vuol dire rallentarne la corsa. Ecco spiegata la decisione di Bruxelles di favorire Telecom Italia e gli altri incumbent nazionali, ma allo stesso tempo rendere più competitivo il mercato europeo infra-nazionale. Il tutto nell'ottica a medio termine di avere meno operatori TLC, più solidi e grandi.

"La Raccomandazione non è vincolante ma ha comunque un peso, perché l’Europa potrebbe trasformarla in procedura d’infrazione contro l’Italia. Kroes sta minacciando anche questa possibilità", ha dichiarato a La Repubblica Innocenzo Genna, esperto di policy TLC a Bruxelles.

Telecom Italia ha previsto un investimento di 2,7 miliardi di euro per il periodo 2014-2016: l'obiettivo è coprire il 50% della popolazione telefonica con la fibra ottica e l’80% con le reti mobili 4G. Ridurre le entrate potrebbe incidere negativamente su questo traguardo. E per Bruxelles sarebbe inaccettabile.