La vulnerabilità dei documenti RFID

Un appassionato ha dimostrato con quanta faciiltà è possibile sottrare i dati personali dai documenti che integrano chip RFID.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Chris Paget è riuscito a sottrarre le informazioni da molti documenti, conservati nelle tasche e nelle borse di ignari passanti. Per farlo è stato sufficiente un investimento di 250 dollari e un po' di tempo libero, per costruire il lettore.

Negli Stati Uniti i chip RFID sono integrati nei passaporti dal 2006, nonostante da molte parti si siano levate voci che segnalano la loro scarsa sicurezza. Oggi sono presenti in altri tipi di documenti, tra cui le Passcard, usate per spostamenti in Canada e Messico, e le patenti di alcuni stati.

Un chip RFID Alien (vengono anche detti "toppe" o "cerotti")

I chip RFID possono essere "letti" da una distanza di alcuni metri, in alcuni casi fino a 50. Si capisce, quindi, che la sicurezza dei dati che contengono assume molta importanza. L'esperimento di Paget mostra che è possibile individuare il codice identificativo del chip, grazie al quale sarebbe possibile risalire all'intestatario, seguirlo, clonarne i dati e, in altre parole, sottrarre la sua identità. Il tutto sarebbe, inoltre, piuttosto semplice.

Tra i chip in circolazione negli Stati Uniti, sembra che quelli presenti nei passaporti siano un po' più sicuri degli altri. In ogni caso le onde radio non sembrano proprio una soluzione adatta alla gestione dei dati personali, secondo la EFF.