L'anti-pirateria sa tutto: il piano segreto è apparso online

Un rapporto confidenziale dell'International Federation of the Phonographic Industry è comparso erroneamente online. Si parla delle strategie anti-pirateria e dei fronti di impegno per il presente e il futuro.

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a cura di Dario D'Elia

La strategia mondiale anti-pirateria dell'industria discografica è stata svelata da un rapporto confidenziale recentemente apparso online. Si tratta di un documento firmato dal Capo Operazioni Anti-pirateria Internet dell'IFPI (International Federation of the Phonographic Industry). Non c'è stata alcuna violazione della sicurezza: hanno banalmente commesso un errore e pubblicato qualcosa che sarebbe dovuto rimanere in cassaforte.

Nello specifico si parla di un rapporto di 30 pagine datato aprile 2012 che riguarda ogni aspetto dell'anti-pirateria: dalla caccia ai siti torrent e ai cyberlocker, alle pressioni sugli ISP, fino ad arrivare alle tecniche adottate dalla pirateria per ottenere i materiali originali in anticipo rispetto al mercato.

Come riporta TorrentFreak, che ha potuto analizzare in profondità il documento, l'azione dell'IFPI si basa fondamentale su cinque strategie: spegnimento, interruzione entrate, indagine, lobbying e cause legali. Ecco quindi il capitolo dedicato alle azioni strategiche contro The Pirate Bay (BitTorrent), LimeWire (Gnutella) e al tracker semi-privato Demonoid (BitTorrent). Insomma il P2P continua a essere uno dei bersagli privilegiati nella lotta alla pirateria, in particolar modo le piattaforme BitTorrent, Gnutella, DirectConnect, eDonkey e Ares.

Cyber-locker più potenti - clicca per ingrandire

La seconda categoria che preoccupa maggiormente è quella rappresentata dai servizi di file-hosting, ma stupisce il fatto che nel 2011 era già chiaro che il più pericoloso fosse FileSonic e non certo Megaupload. Si suppone quindi che abbia influito il livello di collaborazione raggiunto. Prova ne sia che IFPI esplicita che vorrebbe un'azione di filtraggio dei contenuti e in caso contrario "un effettivo ed efficiente sistema di notifica e spegnimento".

Un altro fronte di preoccupazione riguarda l'hacking e gli attacchi di phishing contro gli account mail degli artisti e dei loro manager. Pare che sia proprio questa una delle tecniche pirata più diffuse per ottenere l'accesso non autorizzato ai contenuti musicali non ancora commercializzati.

IFPI avrebbe iniziato a monitorare anche il fenomeno emergente del downloading e sharing tramite dispositivi mobili e reti wireless. Il timore è che i piani senza limiti consentano una pirateria "mordi e fuggi", capace di sfuggire ai controlli poiché la correlazione tra indirizzo IP e abbonato diventa piuttosto complicata.

Per quanto riguarda invece l'App Store e Google Marketplace ormai si procede con la segnalazione delle app sgradite: dopodiché pare che la cancellazione sia immediata. È in progetto un aggiornamento del sistema di pagamento per provider, che dovrebbe risolvere il problema degli sviluppatori Android furbetti.

Blocchi richiesti - clicca per ingrandire

IFPI sostiene poi di aver identificato più di 50 siti russi e ucraini specializzati nella vendita a basso prezzo di MP3. Secondo le stime sottrarrebbero centinaia di milioni di dollari all'anno al mercato legale, senza contare le opportunità di evasione tasse e riciclaggio di denaro sporco. L'unica soluzione sarà quindi di coinvolgere le piattaforme di pagamento online e in secondo luogo procedere con confische e arresti.

Quando IFPI parla di "interruzione dei flussi di ricavo" per i siti illegali si riferisce anche alla creazione di un programma di notifica e spegnimento (notice & take down) per Google AdSense e DoubleClick. Senza contare la realizzazione di una sorta di black list. Insomma, l'idea è quella di coinvolgere il mondo della pubblicità online e offline per tagliare ogni entrata. Sulla falsa riga di quanto si sta siglando  con VISA, MasterCard, PayPal, CTIA, Monitise, PaySafeCard e PhonePayPlus.

IFPI ovviamente ne ha anche per gli Internet Service Provider: vorrebbe che adottassero le stesse regole imposte ai cyberlocker. In pratica dovrebbero bloccare i servizi di accesso ai siti illegali, ai servizi o anche ai clienti non-identificati. L'obiettivo è che implementino un sistema di risposta progressivo per gli utenti che attuano P2P illegale: segnalazioni ed effettive sanzioni deterrenti.

Strategia IFPI

Non meno importanti i tentativi di bloccare gli accessi a siti e servizi al di fuori della giurisdizione nazionale. Insomma, ci provano e spesso ottengono quel che desiderano. "L'efficacia di questo tipo di blocco dipenderà dalla determinazione dell'abbonato e dal provider di contenuti, o il sito, a mantenere l'accesso e ad usare tecniche di aggiramento per bypassare la specifica tecnica", scrive IFPI. "Ci sono prove che suggeriscono che esiste un limitato (tra il 3% e il 5%) uso di queste strategie di circonvenzione anche se gli abbonati più scafati potrebbero cercare di eludere i controlli ISP usando virtual private network (VPN) o proxy anonimi".

Infine il documento sottolinea l'importanza della "cooperazione, collaborazione e scambio di informazioni" con la giustizia, gli inquirenti e gli avvocati per "fornire una formazione sulle esperienze del mondo reale e le sfide piuttosto che sulla teoria".

Sotto il punto di vista legislativo pare che le lobby si preoccupino di più del breve termine anche se sono conscie dell'esigenza di nuovi emendamenti più restrittivi alle attuali leggi. L'idea è di colpire subito le operazioni complesse per arginare la falla.