L'Antitrust di Pitruzzella correggerà la Legge Gasparri?

Nella relazione del presidente AGCM, Giovanni Pitruzzella, si parla di una ridefinizione del SIC che includa operatori fornitori di contenuti, gestori di portali, motori di ricerca e social network. Il guanto di sfida è per Google e le grandi concentrazioni nel settore media.

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a cura di Dario D'Elia

L'Antitrust italiana ha intenzione di pestare i piedi a Google e ai monopolisti dei media. Nella relazione annuale presentata dal neo-presidente Giovanni Pitruzzella vi sono alcuni passaggi che sembrano preludere a interessanti sviluppi sul fronte della pubblicità online e della concentrazione dei media.

"Le potenzialità del mercato pubblicitario digitale sono limitate dalla concorrenza dei grandi attori web internazionali, originariamente estranei al mondo dei media, che ormai hanno acquisito posizioni di particolare forza economica che possono finire per depotenziare le opportunità del mercato digitale", si legge nel documento, che per altro condivide la stessa linea dell'Unione Europea.

"I motori di ricerca come Google e i cosiddetti social network ormai costituiscono un passaggio obbligato per la distribuzione dei contenuti web e Google, avvalendosi di questa posizione, si è posto l’obiettivo di divenire protagonista assoluto nel mercato della raccolta pubblicitaria. Nel giro di pochi anni, Google potrebbe diventare monopolista in questo mercato".

Il presidente AGCM Petruzzella

Ecco quindi l'esigenza di nuove regole che consentano di far uscire dall'angolo l’industria editoriale. Il nodo della questione ovviamente è quello della ri-definizione del Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC). Rimettervi mano vorrebbe dire non solo assicurare "la più ampia diffusione del pluralismo" ma anche evitate scomodi trust.

Insomma l'idea sembrerebbe essere quella di inserire nel SIC anche gli "operatori fornitori di contenuti, gestori di portali, motori di ricerca, social network". Tutti agenti che ormai competono con gli editori tradizionali nell’attività di vendita degli spazi pubblicitari agli inserzionisti.

Ovviamente mettere mano ai tetti antitrust dei media vorrebbe dire correggere la vecchia Legge Gasparri, e probabilmente liberare anche il paese dalla quella storica procedura d'infrazione che per vari motivi la Commissione UE tiene nel congelatore.

L'escamotage del SIC gonfiato (ci si butta dentro tutto senza distinzione di settore) ha consentito, com'è risaputo, di avere soglie antitrust inimmaginabili all'estero. È vero che rispetto alla Legge Maccanico del 1987 la quota del totale dei proventi ricavabili dal SIC è scesa al 20% (rispetto al 30%), ma anche che il contenitore oggi è fatto di televisione, editoria, telecomunicazioni, libri, pubblicità, promozioni, sponsorizzazioni, etc. In pratica il giorno dopo dell'approvazione della legge si è passati da un SIC da 12 miliardi di euro a uno da 26 miliardi. Evidente che quello che prima era un tetto da 3,6 miliardi, poi si è trasformato in 5,2 miliardi.