L'antitrust UE non assolverà Google, le farà il solletico

Il Commissario alla Concorrenza ha dichiarato al Financial Times che non intende farla passare liscia a Google sull'abuso di posizione dominante nelle ricerche. Però non metterà mano all'algoritmo di ricerca, si limiterà a pretendere che l'azienda cambi il modo in cui vengono presentati i risultati delle ricerche.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Google sarà costretta a cambiare il modo in cui vengono presentati i risultati della ricerca in Europa o dovrà affrontare le accuse dell'antitrust per "deviazione del traffico" verso i propri servizi. L'ha affermato il Commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia nel corso di un'intervista con il quotidiano finanziario Financial Times.

Almunia in sostanza intende impedire a Google di fare scelte che possano sottintendere a una presunta distorsione per i consumatori, svantaggiando la concorrenza. "Stiamo ancora indagando, ma la mia convinzione è stiano deviando il traffico" ha spiegato senza mezzi termini riferendosi al trattamento preferenziale di Google rispetto ai propri servizi di ricerca verticali.

L'Antitrust UE è vicina alla conclusione delle indagini su Google

"Stanno monetizzando questo tipo di attività in virtù della posizione di forza che hanno nel mercato della ricerca. Non è solo una posizione dominante, credo -temo- che vi sia anche un abuso di questa posizione dominante" ha concluso.

L'Unione Europea sembra quindi su un lunghezza d'onda differente da quella dell'Antitrust statunitense, che il 3 gennaio scorso ha archiviato le indagini con un sostanziale nulla di fatto per la mancanza di prove su possibili abusi sulle ricerche.

All'indomani dell'accordo un portavoce della Commissione Europea aveva dichiarato all'agenzia Reuters che le indagini europee non sarebbero state influenzate dalle decisioni d'oltreoceano.

Almunia ha anche spiegato che la divergenza tra l'UE e gli Stati Uniti in questa causa è dovuta alle leggi differenti in materia di abuso di posizione dominante, e alla posizione più forte di Google in Europa, dove gestisce oltre il 90 per cento delle ricerche. Il Commissario alla Concorrenza ha comunque precisato che una sentenza differente non creerà problemi fra i due continenti, perché nessuno oltreoceano ha mai interferito sul merito delle indagini.

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Ricordiamo che l'UE aveva dato a Google l'ultimatum lo scorso 18 dicembre, quando aveva lasciato un mese di tempo per presentare proposte credibili e soddisfacenti. Le indagini sono in corso da tre anni e sono suffragate da una serie di denunce di aziende che reputano di essere danneggiate dalla politica di Mountain View.

Almunia ha comunque precisato che non intende mettere in discussione l'algoritmo di ricerca top secret dell'azienda statunitense, quanto "il modo in cui presenta i propri servizi". In sostanza nemmeno l'UE vuole impantanarsi cercando di scoprire gli altarini di Mountain View e scomodando una schiera di esperti per capire come vengono elaborati i risultati.

Nonostante le intenzioni bellicose quindi sembra che di nuovo si vada verso l'aggiramento della questione principale: i risultati sono o non sono i migliori per l'utente finale? Probabilmente la risposta non la sapremo mai.

Sul modo di "presentare" i servizi di soluzioni se ne possono trovare a decine. L'attesa ormai è di pochi giorni: quando il presidente Eric Schmidt tornerà dal discusso viaggio in Corea del Nord probabilmente si presenterà davanti ad Almunia con la sua lista di proposte. Speriamo che non siano indecenti come quella delle etichette presentata a nell'ottobre scorso.