Lavorare in Google, ex dipendenti si confessano

Techcrunch raccoglie i pareri di ex dipendenti Google sulla vita in quel di Mountain View e dintorni.

Avatar di Manolo De Agostini

a cura di Manolo De Agostini

Google è sempre stata identificata come l'azienda perfetta per lavorare, con sedi colorate, luminose, ampie e, soprattutto, un luogo dove viene dato libero spazio alla creatività. Tuttavia, chi ha deciso di andarsene, dipinge un ambiente un po' differente da quello insito nell'immaginario collettivo. A pubblicare la notizia è Techcrunch.

Gli ex dipendenti parlano di stipendi insufficienti e di un attaccamento maniacale ai soldi da parte di Big G, al punto da negare aumenti e gratifiche promessi in precedenza. Lavorare in Google, inoltre, sarebbe un'esperienza sempre sul filo del rasoio, creata da un processo di assunzione inefficiente, che spesso avrebbe portato ad assumere persone per ruoli non ben definiti.

Alcuni dipendenti, però, confermano la visione idilliaca di una Google regno di pace di serenità, dove si può lavorare in modo innovativo senza tralasciare la sfera privata e i rapporti interpersonali. Tuttavia, in molti concordano su un punto: Google, con la sua filosofia, ti assorbe, fino a inghiottirti. In questo caso l'esempio fatto da Laurent, un ex dipendente, è molto chiaro: "Appena sono entrato in Google mi è sembrato di essere inghiottito da un gigante borg. Mi sentivo come se non esistessi, mentre osservavo le persone correre da una parte all'altra con il loro portatile".

Google si dimostra quindi, nè più nè meno, come le altre aziende e le confessioni degli ex dipendenti lo confermano: c'è chi si è trovato e chi male, come chiunque di noi su un posto di lavoro. Ricordatelo: il paradiso, in terra, non esiste.