Le onde gravitazionali, un blues suonato dai buchi neri

"Il blues dei buchi neri" è un nuovo libro fresco di stampa che narra la storia del rivelatore di onde gravitazionali LIGO, dei suoi ideatori e della lunga ricerca di un fenomeno naturale che adesso può essere finalmente studiato dall'uomo.

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a cura di Elena Re Garbagnati

La scoperta delle onde gravitazionali è stato uno dei rari successi nella ricerca scientifica ad avere entusiasmato folle di persone comuni. Di questo argomento sentiremo parlare sempre più spesso in futuro, perché LIGO continua a macinare dati, e non è l'unico rivelatore di onde gravitazioni al mondo. Se siete curiosi di conoscere i retroscena di questa scoperta vi consiglio il libro "Il blues dei buchi neri: Storia della scoperta delle onde gravitazionali", disponibile sia in formato eBook sia in cartaceo.

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Un libro fresco di stampa in cui Janna Levin racconta la storia di LIGO in maniera poetica, a tratti sentimentale, non solo di LIGO, ma anche e soprattutto dei tre grandi uomini che l'hanno sognato, pensato, progettato e creato - Rai Weiss, Kip Thorne e Ron Drever. È un libro sia per gli addetti ai lavori sia per chi non sa nulla di LIGO, perché il punto forte è nella chiave umana scelta dall'autrice per far capire la genesi di uno strumento altamente tecnologico, che non è stato frutto di una fredda riunione fra cervelloni, ma è maturata dalle passioni, dalle sensazioni e dalla capacità delle persone coinvolte di convertire le proprie competenze in qualcosa di grandioso e utile all'umanità.

Iconico il capitolo in cui descrive l'amore di Rai per la musica e il percorso - indiretto e tutto fuorché scontato - che l'ha portato a cercare la musica nelle onde gravitazioni, in quelle corde di una gigantesca chitarra cosmica che vibrano pizzicate dalla collisione di due buchi neri.

"Molti anni dopo, quando cominciai a riflettere sulle onde gravitazionali, il mio primo pensiero fu: 'Guarda un po', LIGO copre la stessa gamma di frequenze del pianoforte'".

Personalmente ho apprezzato molto anche come l'autrice sia riuscita a tratteggiare la personalità di Thorne, Weiss e Drever. Gli scienziati brillano spesso per il loro intelletto e i meriti scientifici, ma le loro personalità restano quasi sempre ombre nella nebbia. Invece sono uomini, raramente persone straordinarie sotto tutti gli aspetti, più di frequente individui comuni non troppo diversi da noi, con debolezze, sentimenti e difetti, e ne Il blues dei buchi neri questo emerge in maniera cristallina e naturale. 

E poi la storia. Noi oggi sentiamo parlare di LIGO, leggiamo quant'è costato (qualcuno si indigna, pazienza) e questo è quanto. Ma cos'ha voluto dire fare uno strumento (anzi due) del genere? Non solo in termini di lavoro manuale, ma anche e soprattutto di intuizioni, di errori, di revisioni dei progetti, di tensioni professionali e personali. Cosa vuol dire dedicare buona parte della propria vita a un progetto che non è tuo, e di cui solo per destino hai avuto il grande onore di assistere al primo successo - tanti scienziati di altri progetti non hanno avuto questa soddisfazione.

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Me li ricordo bene l'abbraccio e l'espressione di Kip Thorne e Rainer Weiss il giorno dell'annuncio: dice molto; se ve lo siete persi potete dargli un'occhiata nel video qui sotto. Il resto lo potrete leggere in questo libro.

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