Le Telco fanno le vittime ma sui ricavi battono Google

Il Garante delle Comunicazioni ha pubblicato un report che dovrebbe dimostrare come gli Overt-the-Top come Google siano finanziariamente avvantaggiati rispetto agli operatori TLC. L'esperto IT Stefano Quintarelli però ha dimostrato che non è vero, anzi.

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a cura di Dario D'Elia

L'AGCOM si è schierata con gli operatori TLC che vogliono una tassa sugli over-the-top come Google. La presa di posizione è stata esplicitata nell'Osservatorio trimestrale sulle telecomunicazioni recentemente pubblicato dal Garante. A parte i soliti dati sul mercato broadband e della telefonia mobile, è stato aggiunto un capitolo riguardante i risultati finanziari degli operatori TLC in rapporto a quelli dei colossi del Web. Un'analisi su 12 mesi: praticamente tra il primo trimestre 2012 e il primo trimestre 2013.

Gioco di numeri

L'intento ovviamente non è quello di soddisfare una curiosità, bensì di confermare quello che gli operatori di telecomunicazioni sostengono da tempo: ovvero che Apple, Google, Amazon e gli altri sono dei "parassiti", come disse Confalonieri.

La tabella pubblicata dall'AGCOM, secondo l'esperto IT Stefano Quintarelli, è un po' furbetta nella comparazione dei dati. Il primo dettaglio è che si parla delle attività globali di British Telecom, Deutsche Telecom, France Telecom, Telecom Italia, Telefonica, Vodafone. Vengono considerati "Top six", ma in verità se si guarda al globale sono solo i più importanti operatori europei - neanche tutti. Spigolature?

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Di tutt'altro peso invece la definizione di OTT (puri e ibridi) affibbiata a Apple, Google, Yahoo, Facebook e Amazon. Genericamente vengono considerati over-the-top (OTT), ed è vero, ma quanto del loro fatturato si deve alla pura attività online?

Ecco, è proprio qui che "la selezione delle mele e pere di AGCOM" non tiene, come sottolinea Quintarelli. Secondo il Garante negli ultimi 12 mesi i ricavi delle Telco si sono ridotti del 3,6%, contro una corrispondente crescita del 22,8% ottenuta dagli OTT.

"Guardando all'utile netto, le Telco lo hanno visto (soprattutto a causa di svalutazioni sull'avviamento) quasi azzerarsi (dal 5,5% allo 0,4% delle vendite) mentre quello degli OTT con una crescita del 6,4% arriva a superare i 40 miliardi, valore pari al 17,6% degli introiti", si legge nel documento.

Stessa cosa vale per gli investimenti: Telco a quota 40 miliardi (+0,4%), mentre gli altri solo a 17,7 miliardi (+26,8%). "Il peso del capitale sulle passività complessive degli OTT è oltre il doppio (69,8% contro il 32,7%) al corrispondente valore osservabile per le Telco, a testimonianza di una nettamente superiore forza finanziaria, e quindi della capacità di effettuare investimenti e/o acquisizioni senza dover ricorrere all'indebitamento", conclude la nota.

Tutto chiaro, tutto leggermente erroneo. Intanto la considerazione di partenza: le Telco selezionate non sono "top six" (in verità neanche in Europa) e le seconde fanno mestieri diversi. Ad esempio Apple e Amazon hanno attività decisamente diversificate. Il core business del colosso di Seattle è la vendita online di prodotti. Pare quindi che la scelta degli OTT sia stata un po' utile alla causa, giusto per confermare le differenze di numeri con le Telco.

Focus di Quintarelli

"Ma se proprio si volesse tirare dentro ad ogni costo, e si volesse fare un discorso corretto, si dovrebbero prendere solo i ricavi da servizi online (ma non si potrebbe dire nulla su margini, investimenti, risorse finanziarie disponibili...)", sottolinea Quintarelli. "Perché non considerare dei veri player OTT come eBay o Groupon al posto di Amazon e Apple ?

L'esperto IT si è spinto oltre creando un file di Excel dove ha effettivamente messo in comparativa i dati degli operatori europei citati da AGCOM, i veri "top six" (Deutsche Telekom, Telefonica, China Mobile, NTT, Verizon, AT&T), gli OTT veri e quelli presunti.

Il risultato è un colpo di scena: le top six "hanno ricavi significativamente maggiori di quelli presentati da AGCOM e gli OTT ricavi significativamente inferiori".

"Non dico che i dati di AGCOM siano necessariamente sbagliati, dico che la selezione del campione su cui basare i dati modifica di molto i risultati. Allora dovrebbero dichiarare i criteri di selezione ed illustrarli", conclude l'esperto.

In sintesi, comprensibile la richiesta degli operatori TLC di avviare un dibattito sull'asimmetria degli investimenti nelle infrastrutture, ma almeno che la base di partenza faccia affidamento su numeri reali.