Legge ammazza-Internet, peggio di quello che si pensava

Una lettura più approfondita della legge SOPA degli Stati Uniti lascia intendere come pur di fermare la pirateria qualcuno sia pronto a chiedere il blocco degli indirizzi IP e l'analisi del traffico, che violerebbe la privacy degli utenti.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La criticata proposta di legge SOPA, in discussione presso il congresso degli Stati Uniti, potrebbe essere peggio di quanto si pensasse. Secondo gli oppositori, riuniti in un gruppo battezzatosi NetCoalition, la normativa potrebbe spingersi tanto in là da includere il filtro degli indirizzi IP e il deep packet inspection.

Lo sostiene per esempio Markham Erikso, che rappresenta il neonato gruppo d'interesse - di cui fanno parte tra gli altri Google, eBay e Amazon. Già la settimana scorsa avevamo scoperto come questa norma, se approvata, avrebbe un effetto diretto sul sistema DNS, imponendo agli operatori telefonici il blocco di interi domini.

Deep Packet Inspection

Impedire l'accesso a un indirizzo numerico è tuttavia un passo ulteriore ancora più restrittivo. Se è possibile aggirare il blocco DNS scegliendo un servizio diverso - non statunitense  - non si può fare nulla se il proprio provider impedisce l'accesso a un indirizzo IP.

E per assicurarsi di bloccare tutti i dati illegali provenienti da un "sito canaglia" non si esclude nemmeno la deep packet inspection (DPI), una tecnica che analizza il traffico dei dati praticamente un bit alla volta, e che in passato è sempre stata accantonata perché rappresenta una rilevante violazione della privacy.

Insomma, questa legge sarebbe l'arma definitiva nelle mani di chi vuole mettere sotto controllo le informazioni che circolano online, ma d'altra parte ufficialmente serve "solo" per difendere il diritto di autore. Non è molto rassicurante l'intervento della RIAA, associazione che riunisce gli editori: "la legge è flessibile, e permette a un ISP di scegliere il metodo migliore, che a oggi potrebbe essere il blocco DNS".

Nancy Pelosi, uno degli oppositori più illustri

In altre parole il blocco IP e la DPI sono possibilità contemplate, ma si lascia agli ISP - arruolati forzatamente come vigili digitali - la scelta. Facciamo un esempio: diciamo che si obblighino i venditori di auto a vigilare sulla guida dei propri clienti, e gli si offra tre strumenti per farlo: blocco elettronico del motore, immobilizzazione meccanica delle ruote e tracciamento tramite GPS. E che poi gli si dica "fate voi, l'importante è che i vostri clienti non visitino certi luoghi, che sono fonte d'illegalità". Questo è più o meno l'allarmante scenario che si sta delineando, compresa una buona dose di ambiguità ancora da risolvere.

Non è detto però che il SOPA sarà approvato così com'è. Anzi, le speranze di fermare la proposta di legge non mancano. Sono ormai numerose le voci critiche,  tra cui spiccano per esempio quella del capogruppo dei democratici Nancy Pelosi, o ancora quella di David Ulevitch, fondatore e massimo dirigente di OpenDNS. Al coro si è recentemente aggiunto anche Leonard Napolitano del Sandia National Laboratory - una branchia di Lockheed Martin, il principale fornitore degli States nell'ambito della sicurezza interna. 

E la motivazione è delle più serie: la SOPA così com'è metterebbe in discussione la sicurezza del sistema DNS, e faciliterebbe quindi la minaccia di malware anche molto pericolosi. Le perplessità tecnica e sulla sicurezza sono state raccolte da alcuni ricercatori in un documento (PDF) che Napolitano sottoscrive quasi per intero.

Nonostante le molti voci contrarie sembra che la legge SOPA, almeno per ora, procederà con il sostegno di una maggioranza piuttosto ampia. Le cose però possono cambiare velocemente, soprattutto in un momento in cui persino il governo Sarkozy ha accennato un timido passo indietro sulla legge HADOPI.

OpenDNS

Nel nostro piccolo anche l'Italia per ora sembra adeguarsi alle regole più rigide quando si tratta di bloccare siti e servizi sospetti di far circolare materiali illegittimi, anche se poi si cade in scivoloni imbarazzanti come la faccenda Moncler. Un approccio che difficilmente darà buoni frutti, e che sarà probabilmente più problematico che altro.  Chi vuole scaricare a tutti i costi troverà un alternativa, mentre saranno gli utenti "normali" e gli ISP a doversi sorbire i maggiori problemi.

Possiamo però sperare che questa situazione paradossale sia temporanea. L'Europa è al lavoro su una normativa comunitaria sulla protezione del diritto di autore, e proprio nelle ultime ore Neelie Kroes ha rilasciato dichiarazioni molto stimolanti a riguardo. Il concetto è cristallino: è doveroso proteggere la creatività e gli autori. E il sistema del copyright non è la risposta adatta.

Difficile trovare qualcuno, anche tra i pirati più incalliti, che non difenda il diritto degli artisti a mantenersi con il proprio lavoro. Altrettanto difficile, allo stesso tempo, trovare un consumatore che possa comprendere perché l'industria culturale, dalla musica al cinema, debba mantenere migliaia di persone - alcune con redditi astronomici - che con l'arte hanno ben poco a che vedere.

Era poverissmo, ma in molti lo ritengono il più grande artista di tutti i tempi

"Rimettere gli artisti al centro" è il suggerimento della Kroes. Un appello facile da sostenere, al quale ci uniamo volentieri. E vorremmo ricordare che chi lo desidera può già mettere in circolazione il proprio lavoro senza intermediari, sfruttando decine di possibilità, comprese Amazon, iTunes, Jamendo e altri.

Chi merita la fama in vita la troverà, e se da qualche parte là fuori c'è il prossimo Van Gogh siamo certi che si sta dedicando alla propria arte, non alla ricerca di un modo di usarla per arricchirsi.