Legge contro la diffamazione: online cala la mannaia

Ieri il Senato ha approvato la proposta di legge che corregge la legge sulla diffamazione a mezzo stampa. Non è previsto più il carcere ma sanzioni di 10mila euro e soprattutto la rettifica "senza commento, senza risposta, senza titolo".

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a cura di Dario D'Elia

La legge sulla diffamazione rischia di mettere a rischio non solo la libertà di stampa sui formati tradizionali ma anche online. Ieri il Senato ha approvato tutti i 5 articoli del disegno di legge e stamani vi sarà il voto finale in seconda lettura. Dopodiché la parola passerà alla Camera.

Preoccupa soprattutto l'emendamento (approvato) del Movimento Cinque Stelle – firmato da Fucksia, Airola, Buccarella, Cappelletti e Giarrusso – che prevede per le testate online una multa di massimo 10mila euro in caso di diffamazione. Nel caso in cui si parli dell'attribuzione di un "fatto determinato falso" la multa è compresa tra 10mila e 50mila euro.

Senato

La buona notizia è che non è previsto più il carcere (come oggi), ma certamente sembra stata definitivamente accantonata la proposta Casson (PD) di depenalizzare tutta l'impalcatura trasformando la diffamazione da reato a illecito civile.

Alla stampa non piace neanche il nuovo sistema di rettifica "in bianco". Carta stampata, testate online e TV dovranno pubblicare ogni smentita "senza commento, senza risposta, senza titolo" con l'etichetta "rettifica" in bella vista.

Come se non bastasse nell'articolo 3 si legge che "l'interessato può chiedere l’eliminazione, dai siti internet e dai motori di ricerca, dei contenuti diffamatori o dei dati personali trattati in violazione di disposizioni di legge […] morte dell’interessato gli eredi possono esercitare lo stesso diritto". Insomma, anche il diritto all'oblio che ovviamente non centra nulla con la diffamazione.

Casson è stato ascoltato almeno sulle cosiddette querele "temerarie", quelle dove si chiedono danni esagerati anche se si sa di andare in contro a una sconfitta. Azioni che servono solo per andare sui media.

Insomma, l'obiettivo è entrare a gamba tesa nel mondo dell'informazione, sventolando la bandiera del diritto e cavalcando l'odio diffuso nei confronti della stampa. Il reato di diffamazione esiste e tutti concordano che la norma specifica dovrebbe essere adattata ai tempi, ma pare incredibile che l'intervento invece che essere al laser venga effettuato con la mannaia. Probabilmente l'intento è quello di ammazzare l'informazione. Pardon, il paziente.