Legge "sharing economy", sotto i 10mila euro tasse al 10%

A maggio inizierà l'iter legislativo di una proposta di legge bipartisan sulla sharing economy. Le startup del settore storcono un po' il naso ma c'è tempo per le correzioni.

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a cura di Dario D'Elia

La sharing economy italiana ha bisogno di una legge e 80 parlamentari bipartisan ne hanno presentata una ad hoc che dovrebbe iniziare il suo iter alla Camera a maggio. Si parla di una norma quadro per realtà come BlaBlaCar, Gnammo, AirBnB e gli altri che dovrebbe rendere più trasparente al Fisco (e non solo) ogni attività.

Il Garante per la Concorrenza domani potrebbe occuparsi di gestire il registro elettronico delle imprese che operano nel settore. I pagamenti poi dovrebbero essere esclusivamente elettronici per favorire la tracciabilità. Non meno importante l'obbligatorietà di assicurazioni a garanzia degli utenti.

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"Rischia di generare confusione, la differenza tra professionale e non si basa spesso su normative regionali molto diverse", ha obiettato il responsabile in Italia di AirBnb Matteo Stifanelli. Già, perché tutto si giocherà sui margini di manovra dei non-professionisti che vogliono condividere servizi, attrezzature, beni, veicoli, etc. Sotto i 10mila euro annui probabilmente verrà applicata una tassazione agevolata del 10%; al di sopra della soglia i ricavi verranno considerati normali redditi di lavoro.

"Una soglia troppo rigida che andrebbe piuttosto definita da specifici interventi di settore", ha dichiarato il fondatore di Gnammo, Cristiano Rigon.

Insomma, è pur sempre "un punto di partenza" come sostengono gli startupper ma c'è il timore che si ottenga l'effetto collaterale di un imbrigliamento del settore. Eppure l'idea di stabilire l'esistenza di una nuova entità giuridica, quale l'utente operatore che condivide un bene, è centrata. Le piattaforme digitali intermediarie agirebbero per esso da sostituto di imposta, collaborando quindi con il Fisco all'emersione dell'evasione.

E per gli introiti degli intermediari? Probabilmente bisognerà attendere la nuova norma europea sulle multinazionali perché l'obbligo di "stabile organizzazione in Italia" è incompatibile con i regolamenti della stessa Unione Europea.

L'iter della legge inizierà a maggio. C'è tutto il tempo per gli aggiustamenti del caso.