Leggi antipedofili, la frittata è servita

Aumentano i casi statunitensi nei quali sono i minori ad essere imputati nei processi per posseso di materiale pedopornografico.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Recentemente ci sono stati diversi casi, negli Stati Uniti, di processi per pedopornografia che hanno visto i ragazzi sul banco degli imputati.

L'ultimo vede al banco degli accusati sei ragazzi e ragazze tra i 14 e i 17 anni, che si sono scambiati fotografie, dall'erotico al pornografico. Lo scambio non è uscito da un ristretto circolo di amici.

L'ultimo caso è nato dalla requisizione di un cellulare, che un alunno stava usando durante le lezioni. Scoperte le fotografie, il direttore ha pensato di chiamare la polizia.

La scelta di procedere legalmente contro i ragazzi, però, sorprende. Le leggi in questione sono state scritte per perseguire adulti che sfruttano i minori. Questi casi, però, sono diversi.

I ragazzi hanno sempre fatto cose, per esplorare il mondo della sessualità, che lasciavano gli adulti perplessi e scandalizzati. Le nuove tecnologie rendono tutto più facile, ma anche più rischioso.

Nessuno assicura, infatti, che le immagini non finiscano nelle mani sbagliate, e si trasformino così da gioco a materiale illegale.

Secondo le autorità, denunciare questi ragazzi dovrebbe servire ad educarli e a mostrar loro i pericoli insiti nella creazione e distribuzione di immagini simili, che potrebbero finire in circuiti tutt'altro che divertenti.

Secondo qualcun'altro, invece, si tratta delle azioni di "ufficiali frustrati e bacchettoni, che non raggiungeranno mai lo scopo desiderato".

L'atto punibile dovrebbe essere la distribuzione non autorizzata delle immagini, o l'ottenimento delle stesse tramite il raggiro. Oppure basta il gesto "in sé"? Non c'è una questione di privacy da discutere?

Per quanto riguarda la "moralità" di certe azioni, forse dovrebbero occuparsene i genitori, o altri adulti referenti, come educatori, insegnanti e psicologi. Ma un poliziotto e un giudice, davvero, non ci sembrano la scelta giusta.

Bisognerebbe, prima di processarli, assicurarsi che i ragazzi siano del tutto consapevoli che stanno producendo materiale che potrebbe costituire un crimine.

In Italia, fino ad ora, non abbiamo avuto notizia di casi simili, e non possiamo che rallegrarcene. Difficile accettare il fatto che per educare un bambino, o un adolescente, a vivere la propria sessualità, si necessario procedere per vie legali.

Speriamo solo che nessuno decida d'importare questa tendenza.