Lexmark chiude con le stampanti a getto di inchiostro

Lexmark si ritira dal mercato delle stampanti a getto di inchiostro; presidierà solo quello laser. Nel 2013 la mossa dovrebbe consentire un risparmio di 85 milioni di dollari.

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a cura di Dario D'Elia

Lexmark ha deciso di abbandonare il mercato delle stampanti a getto di inchiostro e liquidare anche il portafoglio brevetti correlato alla specifica tecnologia. La mossa era nell'aria, sopratutto considerando il crollo delle vendite registrato dall'intero segmento. Le stime del colosso statunitense indicano in 85 milioni di dollari il risparmio per il 2013, e quindi non è un caso che la Borsa di New York abbia accolto la notizia premiando il titolo con un +14% sul listino.

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"Questa decisione sul getto di inchiostro, sebbene difficile, è necessaria per migliorare la profittabilità e aumentare i risparmi, senza contare l'incremento degli investimenti sui progetti ad alto valore", ha spiegato il presidente Paul Rooke durante l'ultima conference call.

Ormai da tempo era chiaro a tutti che i nuovi pacchetti servizi non erano sufficienti per recuperare il terreno perduto nelle vendite consumer e business. Anche HP e Xerox che da tempo hanno adottato la medesima strategia con risultati migliori stanno registrando risultati negativi. In ogni caso il problema chiave è quello della contrazione economica: i listini non possono essere ulteriormente abbassati per andare in contro alle esigenze del grande pubblico.

"Sebbene l'accoglienza dei nostri prodotti e dei toner sia aumentata con le nostre soluzioni business, abbiamo concluso che non era abbastanza per contrastare la lotta sui prezzi e sostenere gli investimenti futuri di cui vi sarebbe bisogno", ha concluso Rooke. Insomma, termina il capitolo a getto di inchiostro e si proseguirà solo su quello laser - per altro la soluzione preferita in ambito PMI e professionale.

Tutto questo in ogni caso non sarà sufficiente per annullare il taglio di 1700 posti di lavoro previsto dall'ultimo piano industriale. Il programma prevede infatti la riduzione della forza lavoro del 13%.