L'FBI trama per avere una backdoor in ogni servizio online

L'FBI sta facendo azione di lobbying a Washington per ottenere un emendamento alla legge CALEA (Communications Assistance for Law Enforcement Act). L'obiettivo è obbligare tutti i servizi online a implementare una backdoor che agevoli la sorveglianza digitale.

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a cura di Dario D'Elia

L'FBI vuole una backdoor per tutti i servizi online: che si tratti di applicazioni cloud, social networking o altro. Un accesso privilegiato di questo genere consentirebbe di potenziare, velocizzare e semplificare le attività di sorveglianza digitale e la raccolta prove. Di fatto la polizia federale statunitense punta a ottenere la completa libertà d'azione online rispondendo al problema del "Going Dark", ovvero la riduzione delle capacità di sorveglianza in relazione alla diffusione di nuove tecnologie.

La legge CALEA (Communications Assistance for Law Enforcement Act) del 1994 includeva l'obbligo di backdoor solo per gli operatori di telefonia, ma dopo l'emendamento del 2004 è stato esteso all'intero segmento delle telecomunicazioni - Internet Provider e fornitori VOIP compresi. Non a caso si è poi stimato che tra il 2004 e il 2007 il numero di intercettazioni sotto l'ombrello della CALEA è cresciuto del 62% e quello specificatamente Web del 3mila percento. Insomma, lo spionaggio digitale prima era troppo costoso, complicato e raro; oggi è come andare in un locale "all-you-can-eat": ti accomodi e ti abbuffi di tutti i dati che vuoi.

FBI Mobile Command Center

Il problema è che secondo gli inquirenti bisognerebbe includere anche le società che operano online. Google, Apple, Facebook, DropBox e gli altri protagonisti della rivoluzione online offrono servizi che fanno davvero gola agli investigatori. Si pensi ad esempio al cloud, usato sempre più spesso dagli utenti di tutto il mondo per i backup. Non meno importante il fatto che sempre più organizzazioni criminali si affidano a strumenti di collaborazione online o chat (magari via Xbox Live) per proteggere lo scambio di informazioni.  

"Se crei un servizio, un prodotto o una app che permette all'utente di comunicare, hai il privilegio di aggiungere quel codice extra", ha confermato a Cnet un addetto ai lavori che ha avuto la possibilità di vedere il nuovo emendamento alla legge.

Il direttore dell'FBI Robert Mueller sta cercando di coinvolgere quindi le società del settore per minimizzare l'impatto (anche mediatico) dell'iniziativa. Magari ottenere un compromesso che possa rispondere alle perplessità di carattere civile. Bisogna infatti sottolineare che le associazioni per i diritti digitali sono sul piede di guerra e anche sotto il punto di vista commerciale vi sono nodi da non sottovalutare. 

Secondo Electronic Frontier Foundation (EFF) la legge CALEA rende il software e l'hardware statunitense meno attraente all'estero, la "ricerca e sviluppo" di alcune società potrebbe emigrare per evitare costrizioni e infine potrebbe nascere un mercato nero basato su prodotti "senza backdoor".