Libertà su Internet in calo costante da otto anni

Ad affermarlo è l'analisi puntuale e precisa di un'organizzazione specializzata che monitora molti paesi.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Internet è sempre meno libera, e i governi del mondo cercano di controllare sempre più rigidamente la circolazione di idee e dibattiti online. A certificarlo è il nuovo rapporto di Freedom on The Net, associazione che da anni esamina la libertà online in diversi paesi del mondo. Il "punteggio di libertà globale" assegnato scende per l'ottavo anno consecutivo.

Il tema della fake news ha portato in molti paesi al varo di misure più restrittive; a tal proposito il rapporto cita anche l'Italia, a proposito della normativa che permette di segnalare le notizie false direttamente alla polizia postale.

La situazione è in costante peggioramento da anni, al punto da spingere il presidente di Freedom House, Michael J. Abramowitz, ad affermare che "le democrazie stanno soffrendo nell'era digitale, mentre la Cina esporta il suo modello di censura e sorveglianza volto a controllare l'informazione dentro e fuori dalle frontiere".

"La propaganda online e la disinformazione hanno via via avvelenato la sfera digitale, mentre la raccolta incontrollata di dati personali sta incrinando le tradizionali nozioni di privacy", gli fa eco Adrian Shahbaz, direttore della ricerca per Freedom House.

La Cina (88/100) è il paese che "traina il mondo" per autoritarismo digitale, ma la libertà online si è ridotta anche negli Stati Uniti (22/100) e in altri paesi dove tradizionalmente si difende la libertà di espressione. Sono almeno 17 i paesi che hanno approvato leggi limitanti per la libertà di espressione, in nome della lotta alle fake news. Diciotto sono invece gli Stati dove si è rafforzata la sorveglianza sui cittadini, a volte in contrasto con altre leggi.

A tal proposito, il rapporto ricorda che in Italia nel 2017 è stata approvata una legge che impone agli operatori telefonici di conservare i dati di chiamate e navigazione fino a sei anni, in contrasto con una sentenza della Corte Europea secondo cui tale regola rappresenta una violazione della privacy sproporzionata. Il nostro paese conserva comunque un punteggio di 25/100, invariato rispetto all'anno scorso, ed è considerato ancora libero; tra il 2012 e il 2015 abbiamo avuto un punteggio migliore rispetto a quello attuale (PDF dedicato all'Italia).

L'approccio di Freedom on The Net è forse fin troppo radicale. Nella pagina dedicata all'Italia, per esempio, si apprende che influisce negativamente sul nostro punteggio il fatto che esista il crimine di diffamazione. Strumento che sicuramente limita ciò che possiamo dire pubblicamente, ma è anche una risorsa utile alla difesa di altre libertà individuali. Senz'altro ci sono stati abusi, casi in cui qualcuno ha tentato di usarlo per zittire una voce scomoda, ma in genere il sistema giudiziario ha saputo distinguere con chiarezza queste situazioni.

Scendendo nel dettaglio, l'Italia risulta tra i paesi europei dove c'è il minore accesso alla Rete, seppure il tasso di penetrazione nel nostro paese sia superiore alla media mondiale. Il rapporto evidenzia anche differenze geografiche sostanziali all'interno del territorio e tra i vari gruppi sociali. Iniziative come il progetto Crescita 2.0 o l'istituzione di un'Agenda Digitale hanno aiutato a ridurre questo problema.

L'Italia e buona parte dei paesi democratici, in ogni caso, ha mantenuto il proprio livello di libertà online: è una buona notizia, ma è più rilevante il fatto che il punteggio globale peggiora continuamente da otto anni. E soprattutto il fatto che una certa tendenza all'autoritarismo, sembra, si sta lentamente diffondendo in tutto il mondo.

Sull'altro piatto della bilancia abbiamo però gli effetti deleteri della libertà assoluta. È ormai assodato come gruppi organizzati ed esperti siano perfettamente in grado di manipolare l'informazione online. La produzione e la diffusione di fake news preoccupa per il suo impatto sull'andamento politico e sui risultati elettorali. Ci sono gruppi estremisti, anche violenti, che trovano in Internet terreno fertile per fare proselitismo e organizzare le proprie azioni.

Trovare l'equilibrio tra l'agognata libertà e il necessario controllo, come sempre, è un compito molto arduo.